I Txarango sono una delle band catalane più amate all’estero, una delle band più ascoltate di Barcellona a Barcellona, ma non solo.
Sono una delle band che maggiormente ha a cuore non solo il destino del nostro pianeta, ma in generale delle persone meno fortunate che vivono su questo pianeta.
Partono dal locale per agire sul globale, per tradurre un motto abusato quale “Think local, act global”: hanno molto a cuore l’ecologia e i progetti sociali e di solidarietà più attenti ai maggiormente esposti alle ingiustizie di una società troppo spesso indifferente.
Li abbiamo intervistati a proposito del loro ultimo album “El cor della terra”, in attesa del 3 settembre, quando si esibiranno dal vivo a Treviso, nell’ambito dell’HOME Festival.
Come descrivereste “El cor de la terra” -Il cuore della terra? Qualche curiosità del periodo in studio che volete condividere con noi?
““El cor de la terra” è come un diario di viaggio delle esperienze che abbiamo vissuto come gruppo nell’ultimo anno e mezzo. Parallelamente alla registrazione del disco abbiamo fatto una serie di viaggi che alla fine hanno personalizzato il carattere del disco. Siamo andati in Palestina, in alcuni campi di rifugiati in Grecia, alla frontiera meridionale di Melilla, in Gambia e in Senegal. Senza queste esperienze non avremmo potuto capire il senso del cuore della terra.”
Il sound delle vostre canzoni è molto particolare e non può essere descritto solo con una parola: quali termini utilizzereste per parlare della vostra musica a qualcuno che non ha mai ascoltato una vostra canzone?
“Facciamo musica di fusione, musica mista. Ci nutriamo di sonorità mediterranee, latinoamericane, africane, dei Balcani… Sempre al servizio di canzoni che dicano qualcosa. Sempre per gridare a voce alta che siamo qui per costruire un mondo migliore o per cantare sottovoce sentimenti molto intimi ma universali.”
Com’è nata l’idea di dividere i diritti delle canzoni dell’ultimo album con differenti associazioni solidali?
“Passo dopo passo il gruppo è cresciuto e somiglia sempre più al progetto che abbiamo immaginato da sempre. In questa occasione abbiamo deciso di dividere i diritti delle canzoni del disco con quattordici collettivi che ammiriamo per il lavoro che svolgono. Lo abbiamo fatto per due motivi: per far conoscere al nostro seguito tutte queste associazioni e il lavoro che svolgono e per aiutarli con il nostro supporto per far sì che possano continuare a costruire altre realtà possibili.”
Quali aspettative avete per il tour?
“Stiamo finendo di chiudere le ultime date per questo 2017 e siamo molto felici! Potremo visitare quasi tutto il territorio catalano e in più potremo anche continuare a portare la nostra musica in giro per tutta la Penisola Iberica e in molti Paesi europei, e se tutto va bene torneremo anche in Asia e in America Latina.“
Com’è stato tornare a suonare dal vivo a Barcellona (due date sold out al Poble Espanyol a maggio, ndr.) dopo un anno e mezzo di stop?
“È stato molto emozionante, spettacolare. Condividere le canzoni del disco nuovo e vedere che tutti già le cantavano e le avevano fatte proprie è indescrivibile! Lo viviamo con molta gratitudine e sentendoci privilegiati per poter fare quello che facciamo e poterlo vivere come lo stiamo vivendo.”
Come scrivete di solito le vostre canzoni?
“Siamo in molti nel gruppo a scrivere le canzoni e ognuno di noi lo fa alla propria maniera. Normalmente una persona del gruppo lavora alla melodia e al testo a casa, dopodiché porta questo “embrione” di canzone alle prove e dopo tra tutti finiamo di darle forma e di “vestirla”. Altre volte il processo di creazione è più personale e una sola persona inizia e finisce la canzone. O altre volte, al contrario, prima di arrivare a provarla tutti insieme alle prove è già passata per 3 o 4 mani differenti e il processo di creazione diventa molto più collettivo.”
Un consiglio per i giovani che vorrebbero lavorare nella musica?
“Il nostro consiglio è quello di amare innanzitutto molto tutto quello che fanno. Che lo vivano e lo sentano dal cuore e che sia veritiero. Questo come punto di partenza, poi ci vuole molto duro lavoro e che lo facciano sempre senza smettere di sognare, anche se con i piedi per terra.”
La canzone che preferite fare dal vivo e perché?
“Non abbiamo una canzone preferita da suonare dal vivo.”
Raccontateci un pochino di più dei viaggi che avete fatto in questo anno e mezzo e dei quali avete parlato approfonditamente anche sui social prima dell’uscita del disco
“Come dicevo prima, questi viaggi hanno segnato molto la creazione del disco e soprattutto l’andamento del gruppo. Abbiamo imparato molte cose in ogni luogo dove siamo stati e da ogni realtà con la quale siamo entrati in contatto. Abbiamo capito un po’ di più il mondo nel quale viviamo e abbiamo capito che se non siamo parte della soluzione saremo parte del problema. Abbiamo vissuto realtà molto differenti dove ci siamo arrabbiati e dispiaciuti molto, però anche nel mezzo di luoghi così disperati abbiamo trovato la speranza. Alla fine abbiamo voluto cantare nel nostro disco proprio di questa speranza e di questa dignità degli eroi che resistono.”
Una cosa che solitamente non dite nelle interviste perché non ve la domandano e di cui vorreste parlare?
“Abbiamo la fortuna di poter parlare sempre di tutto quello che vogliamo dire.”
Ecco la loro pagina Facebook dove non perdere nemmeno un aggiornamento sulle loro attività: facebook.com/Txarangooficial/
Fatemi vestire di nuovo i panni di ItaloCatalana come si deve: i Txarango sono la mia band preferita, uno dei motivi per cui ho imparato il catalano e soprattutto la band che mi fa tornare sempre fiducia nel genere umano, anche quando il mondo fa di tutto per convincermi del contrario. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
30 giugno 2017
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