Siracusa, l’Eracle al femminile di Emma Dante al Teatro Greco

Siracusa, l’Eracle al femminile di Emma Dante al Teatro Greco

Quando Emma Dante annunciò che il suo Eracle di Euripide, in scena al Teatro Greco di Siracusa fino al 23 giugno,  sarebbe stata una tragedia “rivoluzionata”, interamente “rosa”, in un luogo in cui le tradizioni sono millenarie si era sparso una qualche preoccupazione. Ma la regista palermitana ha saputo accontentare tutti grazie ad una interpretazione originale quanto efficace.
L’aver affidato i ruoli maschili a delle donne li ha arricchiti di ulteriori sfaccettature.
Tebe è una città bianca e fredda come il marmo che ospita centinaia di foto di defunti, un’atmosfera funerea, aumentata dal profumo di incenso. Sepolcri e teschi preparano al dramma imminente.
Al prologo Euripideo, si aggiunge la presentazione dei personaggi. Le urla strazianti dei figli di Eracle, che cercano di sfuggire alla morte, colpiscono al cuore gli spettatori.
Anfitrione, dal corpo minuto, si regge a mala pena in piedi. Ha un marcato accento palermitano. Costretto su una arrugginita sedia a rotelle, da una squallida vecchiaia a cui non si rassegna, che lo costringe all’inutilità di fronte all’atroce destino che attende l’intera famiglia di Eracle, minacciata da Lico. L’ottima interpretazione di Patricia Zanco fa apparire Lico cinico e spietato, molto più di qualunque interpretazione maschile avrebbe potuto fare. Megara dispera che Eracle possa far ritorno dall’Ade e si prepara alla propria fine. L’interpretazione di Naike Anna Silipo ne fa una donna, sposa, madre: una donna a tutto tondo, che sa affrontare tutto quello che il destino gli riserva. Prepara sé stessa e propri figli alla morte, con grazia, come se si trattasse di una quotidiana incombenza domestica.
Quando ormai la fine sembra prossima, a sorpresa un Eracle, come una rock star dall’armatura scintillante, fa ritorno dall’Ade, riprende contatto con il mondo dei vivi e si fa spiegare l’atmosfera da due di novembre. Anfitrione ha appena il tempo di assaporare la vendetta su Lico.
Quest’ultimo danza come una foglia che cade dall’albero in autunno, prima di schiantarsi al suolo, morto.
Ma neanche l’uomo più forte, capace di affrontare le proverbiali fatiche e tornare, persino, dal regno dei morti, può sfuggire al suo destino. Hera invia Lyssa e Iride a sconvolgere la mente dell’eroe che massacra con le sue mani la propria famiglia. Eracle prende coscienza soltanto a poco a poco del suo operato e vorrebbe togliersi la vita ma Teseo, giunto per proteggere Anfitrione dalle minacce di Lico, lo convince a recedere da questi propositi e di prendere dimora ad Atene.
Il teatro di Siracusa ha fatto registrare il tutto esaurito e sul taccuino rimangono alcuni momenti molto alti di teatro, frutto di una regia sapiente. E qualche disappunto dei puristi per l’utilizzo di musica elettronica e costumi moderni. Il finale, nel quale il coro si rannicchia per terra e scopre le sottovesti ricoperte di fiori, che finiscono per adornare tutta la scena, è il passaggio più apprezzato dal pubblico. Uno spettacolo di grande impatto che porta indelebile la firma di Emma Dante. Il Teatro Greco di Siracusa, dove le regole e le tradizioni da rompere sono più numerose che altrove, è una ambientazione in cui le sfide portate avanti dalla Dante potrebbero trovare la giusta collocazione, a dimostrazione di quanto antiche siano le radici del lavoro di rivitalizzazione del teatro che porta avanti. » Francesco Lauricella
12 maggio 2018


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