Per parlare di sanità dobbiamo mettere in chiaro cosa significhi la parola in questione. Secondo il Sabatini-Coletti per sanità ci sono quattro significati. Il primo è “condizione di buona salute, fisica e psichica” passando per “integrità morale, onestà” e “la caratteristica di ciò che giova o non è nocivo alla salute”, infine “il complesso degli uffici e delle persone preposti alla tutela della salute collettiva”.
Per raccontare e capire cosa succede in Sicilia nella sanità è importante aver chiaro il significato delle parole. Nei giorni scorsi è stato approvato dall’Assemblea Regionale Siciliana un maxi mutuo di quasi un miliardo di euro per salvare il bilancio della Regione guidata da Crocetta. Oltre la metà di questo mutuo servirà a pagare debiti contratti dal sistema sanitario regionale.
C’è da dire che i governi precedenti, nazionali e regionali, nel corso degli anni, hanno cercato di porre rimedio alla questione del buco che la sanità in alcune regioni crea. Soldi spesi male, a volte spesi con troppo allegria e senza tanti controlli. Il sistema creato è quella della “contabilità analitica per centri di costo”.
Per contabilità analitica si intende quel sistema che cataloga, classifica e alla fine tende a standardizzare i costi per le medesime operazioni. Nel caso della sanità per le stesse prestazioni e/o servizi. Quindi il costo per una prestazione di laboratorio come le analisi del sangue dovrebbe costare la stessa cifra a Catania, a Palermo o a Messina come in qualunque altra parte della Sicilia.
Nel costo per la prestazione ovviamente è incluso il personale, le spese gestionali e tutto quello che concorre a mantenere aperta la struttura sanitaria. Tutto questo per quanto riguarda il settore pubblico, mentre per i privati convenzionati valgono altri parametri. Infatti i convenzionati lavorano a prestazione rimborsata da parte del sistema sanitario regionale.
Secondo i dati della Regione Siciliana, per il 2012 le ASP (Aziende Sanitarie Provinciali) non godono di un’ottima salute. Dagli incartamenti della Regione emergono dati davvero bizzarri. Il primato spetta al Poliambulatorio dell’ASP di Agrigento con un fatturato annuo di -10 euro. Quante persone ci lavorano? Quanto si paga di utenze e altri materiali compreso reagenti e strumentazioni?Questo più che un costo è uno spreco se si considera che a poche centinaia di metri da questo poliambulatorio si effettuano esami in strutture private convenzionate che fatturano tra gli 84mila euro e gli oltre 700mila euro.
Ma dopo queste rendicontazioni cosa succede? In barba alla contabilità analitica per centri di costo,mamma regione rimpingua i buchi creati dalle varie ASP. Viene così a mancare il principio che una prestazione di laboratorio debba costare allo stesso modo in qualsiasi struttura pubblica della Sicilia. La lista dei laboratori pubblici che sprecano risorse economiche è quasi infinita. Anche il P.T.A di Giarre è in questo elenco. Il fatturato annuo per prestazioni di laboratorio è di 123,40 euro. Cosa ci pagano con i 123 euro? Intanto mamma regione rimpingua le casse anche quelle del P.T.A di Giarre.
Poi c’è il poliambulatorio di Bagheria con i suoi 425,54 euro di fatturato annuo. Si potrebbe pensare che Bagheria essendo un centro di dimensioni ridotte possa soffrire di questa flessione, ma a distruggere questa tesi ci pensa uno dei poliambulatori di Catania con 507,17 euro di fatturato annuo. E la domanda torna prepotentemente. Cosa ci pagano con 507 euro l’anno? E nel 2013 la situazione non cambia. Cambiano solo i nomi. Il poliambulatorio dello Zen di Palermo con poco più di quattro euro di fatturato l’anno per le analisi e nessuna prestazione effettuata col ticket.
La lista è lunghissima, ci sono in Sicilia 74 strutture pubbliche, quasi la metà, che tutte insieme hanno un fatturato per analisi di laboratorio 410.407 euro. In media 5.546 euro di fatturato a testa. » Vincenzo Barbagallo
Tw @cenzaccio
7 maggio 2014
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