Samuele Bersani tra musica e realtà al Carroponte di Sesto San Giovanni
Il 4 settembre al Carroponte di Sesto San Giovanni è stato il momento del “Nuvola Numero Nove” tour di Samuele Bersani e YESNews c’era, grazie alla presenza di Aldo Macchi, giovane esperto musicale, fan del cantautore di Rimini, che ha recensito così la tappa del tour.
C’è sempre un qualcosa in più in un concerto di un cantautore: qualcosa che esula lo spettacolo, che noti quasi chiudendo gli occhi. Non servono luci e nemmeno scenografie, ti basta ascoltare, che non è stare a sentire. Samuele Bersani dimostra, ancora una volta, che la musica è esigenza soprattutto per chi la scrive, per chi la vive. “Nuvola numero nove” è un album e un tour sentito, trasmesso e fatto vivere a tutti quelli che erano presenti ieri sera. Ma nelle due ore di musica non si sono ascoltate solamente le tracce del suo ultimo progetto, ma anche brani storici, come quel “Replay” che a distanza di anni lo emoziona ancora cantare. Non lo nasconde, ma lo dice quasi con timidezza al pubblico. Per questo tutto assume quell’aspetto di reale e vivo che emoziona nel profondo.
La paura di sentirsi giudicati dal pubblico per un’eventuale stonatura: questo è Samuele Bersani. Quel palco si abbassa al livello del pubblico e l’artista diventa persona comune, la sua musica è poesia che è comunicazione e le emozioni scorrono spontanee in chi le pronuncia e in chi le ascolta.
Dopo vent’anni di carriera identificarsi ancora in quelle canzoni, rivivendo le emozioni di quel momento è un dono che ogni amante della musica accoglie stropicciandosi gli occhi.
Nell’epoca della musica da vendere, il cantautore bolognese ridona il privilegio dell’emozione, che non dimentica il tecnicismo, ma lo lascia in secondo piano. Ridona la capacità di stupirsi e riflettere, senza dimenticare il ricordo a Lucio Dalla, suo mentore, attraverso l’interpretazione di “Canzone” di cui Bersani è autore. Ma anche la dedica al giornalista Enzo Baldoni con il brano “Occhiali rotti”.
Non solo musica ma anche aneddoti, racconti, voglia di ridere: una simpatia e leggerezza che quasi collidono con i toni delle canzoni, a volte malinconiche e tristi. Ma questo è l’essere umano, questa è verità, non si è sempre felici come non si è sempre tristi, ma appunto si vive la propria esistenza “capitalizzando il dolore” come gli aveva detto Dalla in sala di registrazione.
Se una persona pronuncia frasi come “Il dolore non va lasciato sedimentare nel tempo fino a diventare il fondo di un bicchiere” come se fosse la frase più semplice del mondo si può capire la portata emotiva che il suo spettacolo ha su chi assiste.
Il tutto accompagnato da una squadra di artisti molto amalgamata e perfetta anche nei momenti di difficoltà come può essere un problema fonico che già avevano falcidiato la data milanese al Teatro Nazionale dell’aprile scorso. Al concerto nulla è andato storto, tutto ha seguito il ritmo della canzone italiana che ha molto da dire e da dare. Un bel messaggio a tutti quelli che si avvicinano a questo lavoro, ma non solo loro: l’umiltà di un artista che non ha bisogno di dimostrare nulla, ma che ancora si preoccupa di non essere frainteso. Forse per questo alla fine di tutto, dopo aver ringraziato anche il pubblico per essere lì con lui, spontaneo è arrivato il “grazie a te” che ha reso l’atmosfera ancora più unita. Non c’è scenografia o luce che tenga, quando la musica basta a sé stessa e l’artista ne è veicolo e creatore, lo spettacolo è assicurato. » Aldo Macchi
9 settembre 2014
Foto: Simona Basei
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