Lo scorso anno ho avuto la fortuna di vivere tutte le giornate del Salone del Libro di Torino ed è stata una di quelle esperienze uniche, che davvero ti rimangono dentro in maniera indelebile e che cambiano il tuo approccio a qualsivoglia libreria che visiterai in futuro.
Quest’anno, fino all’ultimo, ero convinta di non riuscire ad andare; quando però si è profilata all’orizzonte la possibilità di salire su un treno e andare a vivere una giornata al Salone, non ci ho pensato due volte e avessi fatto altrimenti, sonno arretrato a parte, me ne sarei pentita davvero amaramente.
Descrivere il Salone del Libro a chi non ha mai visto il Lingotto Fiere di Torino è davvero complesso: immaginatevi oltre 65000 metri quadrati di esposizione e provate a pensare a quanti libri potrebbero entrarci. Forse siete riusciti ad avvicinarvi all’emozione che si prova non appena si varca la soglia di ingresso del Salone.
Lo stupore regna sovrano sui volti di chi si avventura per la prima volta tra i vari stand che riempiono ogni singolo angolo del Lingotto e la gioia più grande è proprio quella provata vedendo quanti giovani lettori ci siano, nonostante tutte le indagini che ci preoccupano sul polso della situazione dei lettori in Italia.
Eventi su eventi che si alternano nelle varie sale in cui i colori regnano sovrani e sono i discriminanti per orientarsi da una parte all’altra di quegli oltre 65000 metri quadrati; fiumi di persone che si spostano da un incontro all’altro o si mettono in fila per avere un libro (o un fumetto: ho intravisto Zerocalcare domenica e sono ancora incredula!) autografato con dedica; innumerevoli stand di piccole case editrici in cui potreste trovare il libro della vostra vita o interessanti spunti per quel che riguarda la vostra prossima lettura.
Domenica ho avuto poi la fortuna di poter assistere a due incontri che mi hanno davvero ammaliata: nel primo Concita De Gregorio ha intervistato Dacia Maraini circa il suo ultimo libro “Chiara di Assisi – Elogio della disobbedienza” che ho divorato e che mi ha davvero toccata nel profondo; mentre nel secondo Ernesto Assante ha intervistato Ivano Fossati circa il suo “Tretrecinque”, andando così a parlare sia del mondo letterario che di quello musicale, inevitabilmente legati per quel che riguarda il grande artista che ha da poco abbandonato la scena musicale.
Insomma, un caleidoscopio di colori, volti, rumori, ma soprattutto di parole, scritte o “volatili”, che vi farà sentire un tutt’uno con lo spirito di condivisione di una unica grande passione che regna in quei giorni nel Lingotto: l’amore per i libri, per la lettura e, più in generale, per la cultura. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
20 maggio 2014
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