Michele ha tredici anni e vive a Trieste. Non è uno dei ragazzi più popolari della scuola, anzi: perseguitato dai bulli, non splende per la sua passione per lo studio e non parla quasi mai, se non quando si tratta di provare a comunicare con Stella, la ragazza dei suoi sogni.
Insomma, uno dei tanti adolescenti che vorrebbero davvero poter essere invisibili per non dover patire ogni giorno le pene del loro personale inferno.
Ma per Michele, il giorno di Halloween, cambia tutto: uno strano costume tarocco gli fa scoprire una sua incredibile capacità, quella di diventare davvero invisibile.
Una storia interessante, specie per l’approfondimento psicologico non solo del protagonista principale, ma anche dei personaggi che gli ruotano attorno.
Durante la conferenza stampa Ludovica Rampaldi, una degli sceneggiatori ha detto che “scrivendo un film come questo ci sono vari livelli: magia per il bimbo di sei anni, più strati per gli adulti. Insistiamo sui personaggi, sulle emozioni: film di azione, ma gamma di sentimenti che può essere la specificità.”
Per chi ama il filone dei film di supereroi firmati Marvel, forse non è esattamente l’ideale, in quanto si è abituati a ben altri standard, ma per essere la prima produzione italiana appartenente a questo cinema di genere è davvero una bella sorpresa.
Già solo sapere che la tuta completa verde per girare le scene in cui Michele diventa invisibile è stata fatta arrivare direttamente dagli Stati Uniti perché in Italia non c’era, la dice lunga sulla nostra situazione attuale in questo frangente.
Impossibile non riconoscere il tributo a storie come quelle degli X Men o quella di Kick Ass, con un pizzico di V per Vendetta, ma non solo: “c’è anche un certo cinema degli anni ’80, dai Gremlins ai Goonies, per quel che riguarda il concetto di un gruppo di ragazzi che, insieme, affrontano una serie di avventure più grandi di loro” ha aggiunto Stefano Sardo, un altro degli sceneggiatori.
Curioso poi il fatto che, in questo caso, il fumetto e il libro sono nati a posteriori, come ha sottolineato Alessandro Fabbri: “Dopo un po’ ci siamo accorti di aver creato gli ingredienti per una saga: spunti per spin off e grazie a Panini e Rai, entusiasti della cosa, è potuto diventare realtà. Il fumetto spande l’universo; il romanzo segue la linea del film con più approfondimento.”
Gabriele Salvatores ha affermato di aver dedicato il film ai suoi genitori: “Ho dedicato questo film ai miei genitori perché è un film che parla di genitori, teoricamente quattro! Il rapporto genitori-figli fondamentale: i genitori influiscono inevitabilmente sulla crescita dei figli. Ho voluto parlarne, in parte, anche in questo film.”
Insomma, un film che merita di essere visto, anche solo per affermare di preferire i grandi sbancabotteghini americani, ma almeno adesso ci sarà in Italia la presa di coscienza di poter riuscire a fare un prodotto di questo genere in maniera estremamente professionale e soddisfacente.
… ed è proprio il caso di dire “se non vedo, non credo”! » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
4 dicembre 2014
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