Gli Skelters nascono nel 2004, fino ad oggi hanno suonato in oltre 150 date in Italia e sono partiti per due tour in Europa.
Ingaggiati dalla londinese Bugbear Promotions nel corso del 2007 suonano per la prima volta al Dublin Castle di Londra come unica band internazionale della serata. Nel 2008 firmano con la The White Records, etichetta di Manchester, e pubblicano i singoli London Time e The White Compilation, in promozione in esclusiva per l’Inghilterra (vinile e cd).
A seguire ci sono stati anni che li hanno portati in giro per l’Europa e per l’Italia a far conoscere la loro musica e il 20 marzo è uscito “Rivoluzione 9”, il loro nuovo disco.
Chi sono gli Skelters e come vi descrivereste a chi ancora non vi conosce? Come mai questo nome?
“Gli Skelters sono quattro romantici sognatori che salveranno il mondo con il loro Pop. Siamo Giuseppe (voce, chitarra, piano e synth), Emanuele (batteria), Domenico (chitarra solista, cori) e Luigi (basso). Il nome Skelters lo abbiamo preso da una canzone dei Beatles (“Helter Skelter”).”
Qual è il vostro punto di forza e qual è l’aspetto su cui sapete dovete ancora lavorare?
“Il nostro punto di forza è l’amore con cui facciamo questo lavoro. Dobbiamo lavorare sodo su come finire il cubo di Rubik in meno di dieci secondi.”
L’esperienza che vi ha più segnato in questi anni vissuti insieme come band?
“Abbiamo fatto tante esperienze in questi anni come: tour europei, live davanti a 20.000 persone, lavorato con produttori blasonati ma fra tutte sicuramente l’esperienza più bella è sempre quella di suonare davanti al pubblico, qualunque esso sia.”
Come è andato l’Uniweb Tour e cosa ci potete raccontare di questa esperienza?
“È stata una figata. Abbiamo trascorso una settimana veramente meravigliosa, condita da ben oltre duemila km in cinque giorni, abbiamo conosciuto tante nuove persone e incontrato vecchi amici. Ogni band dovrebbe fare questa esperienza, ve lo possiamo assicurare.”
Come è nato il vostro disco? Qualche aneddoto del periodo in studio? Qualche curiosità circa “Rivoluzione 9”?
“Il disco è nato per una necessità ben precisa, per noi rappresenta un coronamento di un sogno. È davvero la felicità più grande che ci poteva capitare, vivere in quest’era non è semplice, ognuno di noi deve fare del proprio meglio per lasciare un segno positivo nonostante tutto. “Rivoluzione 9″ per noi rappresenta la nascita di un figlio, abbiamo lavorato duro per ben due anni e alla fine ci siamo riusciti, chi la dura la vince. Ci sono tanti aneddoti, ma i ricordi migliori sono legati allo stare in studio giornate intere, sentire che prende forma pian piano la tua creatura, sentirsi felici per una take di batteria andata bene. Ecco, questo non ha prezzo.”
Avete una routine creativa per scrivere i pezzi oppure ogni volta è diverso?
“I brani nascono dalla necessità di comunicare qualcosa, noi non la chiameremmo una routine, nell’arte per fortuna è diverso non è come lavorare in ufficio. Certamente abbiamo un modus operandi, lavoriamo prima al testo – portiamo in sala prove provino chitarra e voce o piano e voce – e da lì partiamo nel capire che vestito vogliamo dare alla canzone e poi ognuno di noi ci mette del suo; in studio ovviamente si lavora assieme a un produttore.”
Sogni nel cassetto e speranze per il futuro a breve termine?
“Suonare, suonare e ancora suonare. Diventare più famosi dei Beatles e, esagerando, fare un sacco di soldi.”
Domanda a cui vorreste rispondere durante le interviste per parlare di qualcosa che vi sta a cuore e che nessuno vi fa?
“Una su tutte è quella di parlare del nostro chitarrista Domenico che va in palestra!” » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
25 aprile 2017
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