Musica, “No Place In Heaven”: il ritorno di Mika

Musica, “No Place In Heaven”: il ritorno di Mika

Introducendo il suo nuovo album, in uscita il 15 giugno, Mika durante la conferenza stampa ha detto di sentirsi in preda ad un “sentimento strano: qualcosa a cui ho lavorato solo io diventa di altre persone. Provo sempre malinconia e “nervosità”: dal primo album fino a questo, che è il quarto, anche se è il quinto dopo “Songbook”.  La differenza tra questo e “Origin Of Love” è grandissima, ma con “Origin Of Love” c’è stata una rottura, molto intensa, molto lavorata, in modo di poter cambiare e di avere una libertà dopo. Questo album è molto più trasparente, personale, chiaro, dritto: senza dover utilizzare delle situazioni per nascondere la mia storia personale.”

La produzione più essenziale del disco è legata all’assenza del falsetto?
Volevo un album con la stessa trasparenza nei testi e nel sound, volevo fare un disco un po’ fragile e questo era molto importante! Qualche tempo fa, parlando con il mio staff ho detto “faccio tutte queste cose extra (gli orologi per Swatch, i programmi in tv…) per darvi la possibilità di farmi fare la musica che voglio fare!” Per adesso niente falsetto ma non so perché! Lo so fare però!

Come mai non ci sono canzoni in italiano?
Ma non è facile cantare in italiano: quando ho fatto “Stardust” mi hanno fatto fare un’infinità di versioni! Ho registrato anche nello studio di Eros Ramazzotti, uno dei più belli di Europa, meno male che gli inglesi non lo sanno! Ho iniziato ai Conway Recording Studios a Hollywood; dopo una settimana e mezza me ne sono voluto andare: non era l’ambiente che volevo! Abbiamo passato qualche mese nella casa che avevo affittato su internet e ogni 45 minuti c’erano turisti dello star bus e ogni volta dovevamo aspettare perché nel salone si sentivano le presentazioni dell’autobus: “ecco la casa di Orlando Bloom, da Pirates Of Caribbean”! Mi hanno scambiato per lui molte volte mentre andavo a prendere un caffè da Starbucks dopo aver corso la mattina!

In “All She Wants” c’è il ritratto di chi tua mamma voleva tu diventassi senza musica?
A 14 anni ho capito che non sarebbe andata così: ho iniziato a lavorare tanto a 11 anni. Mia madre al 90% è orgogliosa di me, ma c’è quel 10% per cui un figlio più tradizionale sarebbe molto più carino per andare a fare il pranzo la domenica a casa sua, per andare da tutti i cugini in Libano… Invece è qui a lavorare sui vestiti per X Factor, ed è diventata una nomade senza chiederlo!

Quanto ha influito la cultura italiana in questo nuovo cd?
Direttamente in un modo, ma anche indirettamente. Quando ho deciso di fare XFactor qui avevo davvero paura! Dopo l’ho fatto in Francia, ora ci sono opportunità in altri paesi; ho potuto unire la persona che sono nella mia vita privata e il personaggio che sono pubblicamente così da poter essere più trasparente. Conosco bene la tradizione della canzone francese, ma non quella italiana! L’aspetto latino italiano può coesistere con la mia parte libanese: per questo probabilmente sono a mio agio qua! Poi il vino italiano è buonissimo!

C’è un contrasto tra la musica pop e i testi seri: questa contraddittorietà tipica dei nostri tempi è voluta sin dall’inizio?
Mischiare le due cose è parte della mia firma stilistica, gestisco le cose dolorose e complicate con la mia musica, ma l’ho fatto questo dall’inizio! “Relax” l’ho scritta dopo essere stato evacuato in metro a Londra, per via dell’attacco terrorista: sono andato a casa e ho scritto “Relax”. Perché non lo so, ma è sempre stato così!

Come sta crescendo la nuova musica nei concerti che stai facendo? Ci sono nuovi arrangiamenti?
Mi piace cambiare le versioni durante i live, è una cosa divertente per me da fare! Vedremo, è solamente l’inizio! Avere rispetto per la pazienza del pubblico è importantissimo: il pubblico sa generoso, ma ha sempre bisogno di riconoscere qualcosa!

A proposito delle attività extra musicali: quali sono le differenze tra The Voice France e X Factor Italia? Quanto sono importanti questi programmi adesso?
Dipende dalla persona, dal talento! Funzionano veramente a seconda dei talenti presenti! Per me è stato interessante perché posso parlare di musica, della mia esperienza nella musica attraverso la collaborazione che posso avere con i talenti, anche e soprattutto per tutte quelle cose che non si vedono dallo schermo! In The Voice France sono stato l’unico a puntare su uno zingaro di 16 anni che non sapeva né leggere né scrivere (Kendji Girac, ndr.)! Adesso siamo a 1.2 milioni di album, ma avevo paura di perdere! Noi come giudici e coach non possiamo fare televisione, ma dobbiamo parlare con il cuore. Le mie scelte sono personali e va bene anche così!

Ti piace la Sicilia? Suonerai a Taormina il 23 luglio…
Conosco la Sicilia dalle foto; ho fatto tanti concerti nelle arene antiche e l’acustica è fantastica! Quando il pubblico canta è tutto molto chiara! Ho cantato anche a Baalbek, in quella che è davvero un’arena pericolosa, ma non mi è importato. Non è andato bene che cantassi “Big Girls” con delle donne sul palco e hanno messo la preghiera con delle casse davvero potenti, ma non ci siamo fatti abbattere. Abbiamo aspettato e abbiamo ripreso una volta finita la preghiera!
» Chiara Colasanti
TW @lady_iron
12 giugno 2015

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