Musica, Mauro Brisotto: “Segui la tua stella” e il potere della musica

Musica, Mauro Brisotto: “Segui la tua stella” e il potere della musica

Max Gazzè cantava “Una musica può fare” e si potrebbero trovare infiniti modi di concludere la frase, ma in questo caso possiamo terminarla con “aiutare il prossimo a chilometri e chilometri di distanza, nel momento di massimo bisogno”.
Con il brano “Segui la tua stella” il cantautore di Pordenone, Mauro Brisotto, ha dato vita a un progetto di solidarietà volto ad aiutare le famiglie colpite dal terribile terremoto avvenuto in Nepal lo scorso 25 aprile.
Tutti i proventi ricavati dalla vendita del brano, infatti, andranno ad alimentare la raccolta fondi per il progetto di costruzione di 100 shelter d’emergenza realizzati con materiali recuperabili sul territorio e riutilizzabili, poi, per la copertura delle abitazioni definitive. Questo piano di ricostruzione darà immediato riparo a circa 4/500 persone colpite dal terremoto, che a breve potrebbero trovarsi in una situazione addirittura peggiore: sulla regione, infatti, stanno arrivando i monsoni e le tende che ora danno riparo alle persone non saranno più sufficienti.

Chi è Mauro Brisotto e come ti descriveresti a qualcuno che non ha ancora sentito la tua musica?

Bella domanda! Non lo so nemmeno io chi è Mauro Brisotto, onestamente! Mauro Brisotto è un pazzo scatenato che quando fa le sue serate si diverte e vuol far divertire la gente, però ogni tanto vuole anche lanciare qualche messaggio d’impatto, se si può. Perchè secondo me si possono trasmettere tante cose anche proprio con l’ironia, che secondo me è una delle cose essenziali. Con questa ultima canzone qui, “Segui la tua stella”, un po’ meno ironica, abbiamo cercato di fare qualcosa per la popolazione nepalese a cui siamo molto legati perché abbiamo un amico a Katmandu che conosciamo da tanti anni e che aiutami da diverso tempo. Avendo visto quello che è successo nel periodo di aprile, abbiamo deciso di creare qualcosa: abbiamo fatto questa raccolta fondi, abbiamo fatto una raccolta di vestiti per la popolazione nepalese ed è stata fatta una cosa diciamo un po’ in sordina he poi ha preso una piega incredibile perché c’è stata una risposta pazzesca da parte della gente. Tantissima gente è venuta a portare materiale, soldi, grazie ai quali siamo riusciti a costruire degli shelter (delle abitazioni provvisorie) dove trovano riparo 4/5 persone a shelter, quindi con 110 shelter siamo riusciti a dar riparo a 450/500 persone. È una bella cosa soprattutto perché adesso ci sono i monsoni e non sarebbe stato facile per loro trovare riparo altrimenti. Ho voluto scrivere questa canzone anche per sensibilizzare un po’ la gente a questa iniziativa cui abbiamo dato vita e secondo me sarà molto carino il video che abbiamo fatto: molto, molto semplice, per nulla complesso, ma un video che racconta un po’ quello che è stato fatto. Si alterneranno riprese fatte in studio e delle riprese fatte quando siamo andati sul posto a costruire queste casette.

Fonti di ispirazione?

A livello di ispirazione diciamo che quando scrivo il testo faccio sempre riferimento a situazioni di vita personali: cerco di raccontare le mie storie, a parte le canzoni che parlano d’amore che sono “le classiche”; possono esserci canzoni che parlano di vita quotidiana, di sociale, o di qualche brano scritto come questo per qualche iniziativa a livello benefico. Le mie ispirazioni sono quelle date da vita vissuta in prima persona o anche dalle esperienze degli altri, magari adattate.

Come descriveresti il tuo percorso artistico e quale, tra le numerose, l’esperienza più impattante finora?

Ho fatto un po’ tutta la gavetta: ho iniziato con la banda, tanti anni fa, come tanti musicisti, per poi prendere delle lezioni a livello privato di teoria e solfeggio e studiare un po’ di pianoforte. Da lì è partita la mia esperienza a livello di band e di pianobar: ho fatto tanti anni pianobar nei villaggi, ho girato il mondo di qua e di là, mi sono divertito, ho fatto la bella vita e poi tornando qui ho deciso di creare questa band per proporre le serate qui in Italia ma anche all’estero. Con una band riesci molto di più ad esprimerti e gestire le tue emozioni, la tua serata: facendo pianobar è più difficile, essendo da solo devi pensare a mille cose ed è più incasinata come situazione. Dalla gavetta alla gavetta ancora: sto ancora facendo gavetta!

Sogni nel cassetto e sogni/speranze per il futuro prossimo?
Mi piace molto proporre le serate italiane all’estero perché c’è un calore incredibile: quando finisci la tua esibizione durante questi concerti hai tutti questi italiani che si trovano all’estero che cantano con te le loro vecchie canzoni ed è stupendo perché ti trasmettono un calore incredibile, stupendo! @lady_iron
29 agosto 2015



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