L’anno scorso avevamo fatto quattro chiacchiere con Maurizio Chi, ai tempi dell’uscita di “Con gli Occhi al mare” (yesnews.it/musica-tre-domande-a-maurizio-chi-con-gli-occhi-al-mare). Torniamo a parlarne oggi perché il 28 Ottobre è uscito “Due”, il suo album di debutto.
Fresco vincitore del concorso per autori di canzoni Genova per Voi, grazie al quale verrà messo sotto contratto con Universal Music Publishing in veste di autore, Maurizio approda sulle scene con un album prodotto artisticamente da Placido Salamone (Adriano Celentano, Ornella Vanoni, Arisa, Giovanni Caccamo, Debora Iurato).
“Due” è un album di canzoni che indaga “l’esperienza del numero 2”, come lo stesso autore la definisce. Il due è il numero della coppia, della condivisione, della costruzione di progetti futuri ma è anche un numero imperfetto. Forse è la prima volta che in un disco ci sono solo canzoni dedicate dall’autore al suo compagno e alla loro convivenza in maniera cosi diretta e con il sostantivo al maschile. Perché Maurizio quando scrive del numero 2 pensa proprio alla sua vita di coppia, anche se è sicuro che nelle sue canzoni ci si possa ritrovare chiunque. È una condizione universale, e Maurizio ci tiene molto a sottolinearlo. “Con queste canzoni vorrei offrire un nuovo punto di vista sull’amore intriso di pregi e difetti, raccontando una coppia esattamente come farebbe chiunque altro, a prescindere dal suo orientamento sessuale, quando è innamorato e per parlare d’amore si riferisce al proprio compagno o alla propria compagna. È quello che faccio io, con totale naturalezza. Non potrei fare diversamente.”
Alle domande sulla questione della discriminazione sessuale Maurizio ha un’opinione precisa sui motivi per cui ancora oggi, nel 2016, l’omosessualità è un tema da affrontare con una certa sensibilità e tatto. A tal proposito nasce “Due”, per raccontare tutto quello che ci accomuna nella nostra idea di coppia. “Io sono per l’identità personale, non per l’identità sessuale. Forse la penso cosi perché non ho mai vissuto nessun episodio di discriminazione, ma mi chiedo: sono stato fortunato o sono stato bravo?”
Maurizio nasce ballerino, figlio di genitori che insegnano danza, ha approcciato la musica prima con il corpo e solo dopo con voce e scrittura. E’ stata la scomparsa della madre, quando era al terzo anno delle scuole superiori, a stimolare in lui la scrittura dei primi testi. Maurizio non suonava nessuno strumento musicale, scriveva quindi melodie immaginandosele nella testa. Nella Catania degli anni 90 si sentiva moltissimo l’influenza di artisti come i Denovo, Carmen Consoli e il lavoro sviluppato dal produttore Francesco Virlinzi, mancato poi nel 2000.» Chiara Colasanti
TW @lady_iron
5 novembre 2016
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