Il 2 ottobre è uscito “Pop-Up” il nuovo album di inediti di Luca Carboni: una tra le uscite più attese della stagione, un viaggio che affonda le sue radici negli anni ’80 e guarda sempre più al futuro.
Le radici si riconoscono molto nitidamente e Luca Carboni ci tiene a sottolineare il legame tra “Pop-Up” e “Forever”.
“Come titolo ho scelto “Pop-up” anche perché cercavo un titolo che fosse simile a “Forever”, perché anche se i legami non sono evidenti esistono dei parallelismi. Non ho più fatto un titolo in inglese che fosse una sorpresa e facesse intravedere il contenuto dell’album. Le finestrelle del web, i libri dei bambini: una parola che non ha a che fare con la musica, ma c’è il gioco di parole legato al “pop” attorno a cui ruota tutto.”
Nell’album torni a parlare di Bologna con “Bologna è una regola”: è più difficile raccontare adesso Bologna dove succede poco o nulla?
Non sono mai stato uno di quelli che ha lanciato accuse contro Bologna; in questa canzone la magia di Bologna c’è ancora. Sono peggiorate tante cose, ma come in ogni città del mondo; immaginando un ragazzo che cresce in una città che non sia Milano o Roma, penso che Bologna offra comunque tante occasioni. Si tratta di una città viva perché ci sono anime negli anni più difficili e più belli, quegli universitari che rendono la città movimentata: una magia sempre presente. Non è calato il mio amore per Bologna e non voglio vederla in modo così critico! Venendo da un album di duetti ho voluto fare un disco rigorosamente mio, però ho cercato dei duetti non estetici ma sulla scrittura: ho scritto con altri autori alcuni brani e “Bologna è una regola” è stato Alessandro Raina (che è di Voghera) a spingermi a scriverla. La voglia di parlare da Bologna è quasi arrivata dall’esterno: mi è piaciuta l’idea di scriverla a quattro mani, forse per questo è la canzone più perfetta su Bologna che abbia mai scritto.
Tre canzoni dell’album su undici contengono il verbo “odiare”: è una notizia, l’atmosfera è molto diversa rispetto a quella cui ci hai abituati!
La parola “odio” ci è entrata perché mi piacerebbe questo fosse un grande album d’amore; questo album è una serie di canzoni d’amore in cui cerco di raccontare anche altre cose. Mentre facevo questo disco riflettevo sul ruolo di uno come me che scrive canzoni: forse una delle armi che ho è proprio quello di scrivere canzoni d’amore per combattere l’odio che dilaga ovunque nella nostra società. Dico “sono sempre Luca lo stesso”, ma vent’anni fa mi vantavo di aver avuto successo con singoli che non fossero canzoni d’amore.
Perché proprio l’hashtag #undiscopuòdarelafelicità?
È un disco che mi ha reso felice mentre lo facevo e dopo, ascoltandolo, sono stato ugualmente felice: non sempre è così! Questo è un album che ho pensato così e stranamente si è realizzato così, forse anche meglio di come lo immaginavo: nel mio immaginario un album poteva donare la felicità! Adesso che siamo in un’epoca in cui il cd fisico probabilmente sparirà, il nostro futuro sarà avere dei canali sul web più che contatti con la casa discografica! Mi piaceva l’idea di tirare fuori questo slogan perché secondo me è una cosa profonda: un disco ha una funzione sul sociale, sulle persone, sull’anima, sul cuore, ultimamente molto sminuito purtroppo! Non solo è importante, ma se può dare felicità è importantissima!
Insomma, come ha detto direttamente lui, si tratta di “un disco su cui non si ha bisogno di dire troppe cose; in questo caso non mi sono preparato niente proprio perché voglio volare dietro a un disco che è molto esplicito, non ha barriere, non ha muri, non ha difficoltà ed è un disco pop nel senso più ampio più termine!”
Ascoltare per credere: “Chiedo Scusa” è il mio consiglio personale per venire conquistati dall’album in maniera totale e definitiva, per quel che mi riguarda. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
7 ottobre 2015
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