Esce oggi il nuovo lavoro di Bianco, cantautore cresciuto insieme alla sua etichetta, la indipendente torinese INRI, la cui prima pubblicazione fu proprio “Nostalgina”, nel 2011.
Dopo “Storia del futuro”, del 2012, e una quantità incredibile di esperienze fatte nel corso di questi anni (tra cui, tra le altre, la produzione artistica di “Manuale Distruzione”, l’album di esordio di Levante, presente in “Guardare Per Aria” in “Corri Corri”), torna sotto la luce diretta dei riflettori con nove tracce che ricordano un po’, parlando per immagini, le ultime nove caramelle (o sigarette, per i fumatori) del pacchetto che avete centellinato per giorni per evitare di mangiarle tutte e subito.
Quaranta minuti che Bianco ci offre in una triplice veste: quella da cantautore, produttore e bassista.
Citando la prima canzone dell’album “Filo d’erba”, possiamo dire che è un album che porta una ventata di primavera in questi freddi giorni della merla: “e arriverà l’estate: i fiori si apriranno, e noi qui in silenzio a guardare le stelle che un po’ ci invidieranno perché poi in fondo sanno che è meglio guardare per aria, che a terra!”.
Uno di quegli album che viene spontaneo ascoltare più volte, tenendolo come sottofondo di qualsiasi attività si stia svolgendo, per poi accorgersi di aver cominciato a canticchiarlo senza sosta. Complici sicuramente anche quei piccoli, enormi dettagli di cui non ci si accorge subito ma che, una volta svelati, si può dire di essersene accorti sin da subito: nella freschissima “Le Dimensioni Contano” si cela il contributo di Niccolò Fabi e tutta la sua crew. Ad aiutarlo a sfatare il mito del rocker impunito in “Almeno a Natale” ci pensa Matteo De Simone dei Nadar Solo mentre nelle “Stelle di Giorno” sono i delicati arpeggi di Cecilia a far da controcanto in una dolcissima ninna nanna.
La produzione artistica è stata affidata a Riccardo Parravicini, che ha saputo marcare e valorizzare nel pieno rispetto una cifra semplice e raffinata già emersa nei primi lavori del cantautore torinese. Tra dichiarazioni sussurrate, ammiccamenti ad un Vasco degli albori (“Quello che non hai”) e citazioni dirette ai Tre Allegri Ragazzi Morti (“Volume”) , questo ragazzo col “cuore che pesa più della testa” ci spinge per quaranta minuti in un mondo possibile, fino a mostrarci che altro non è che quello in cui viviamo e che basta scoprirlo guardando per aria.
Consiglio personale: ascoltate “Quello che non hai” e lasciatevi trasportare, magari vi verrà voglia di fare un gesto carino nei confronti di quella persona che se lo merita davvero tanto, no?
“Quello che non hai sono io. Mi piacerebbe farti assaporare il gusto di una persona buona, capace anche di rendere ogni cosa un po’ più strana e cancellare i giorni neri dalla settimana! Battere col piede il tempo giusto, per viverti di più e non scordare di renderti felice con un gesto, anche se non l’hai chiesto”. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
2 febbraio 2015
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