Chi sono i Forjay e come vi descrivereste a chi ancora non vi conosce? Come mai questo nome; cosa significa?
“Forjay è il nostro codice identificativo, il codice che traccia la nostra coordinata e racconta la nostra storia. Forjay è il risultato, il frutto dell’incontro che ha radicalmente cambiato la visione della nostra vita e di conseguenza della nostra musica che, a sua volta, rappresenta il racconto di questa nuova strada possibile, non solo per noi ma per tutti, se lo vogliamo veramente.
Dopo un lungo periodo passato a inseguire chissà cosa, fatto di tanta apparenza ma di poca sostanza, fatto di tanto rumore ma di poca serenità, nel periodo più buio della mia vita, ho finalmente incontrato quell’ Amore in grado di guarire, trasformare, ma soprattutto dissetare veramente la mia vita: l’Amore di Dio, reso visibile e tangibile dalla persona di Gesù e dai suoi insegnamenti. Questa scoperta mi ha portato a mollare tutto quello che prima facevo musicalmente parlando per fondare i Forjay e rispondere così a questa forte esigenza di condividere con quante più persone possibili questa nuova vita ritrovata che, per questo motivo, non potevo più tenere solo per me.
Di lì a poco iniziai a cercare musicisti disponibili a condividere con me questo nuovo cammino e dopo un po’ di ricerche sono arrivati Gianluca, Enrico e Nicola. Abbiamo voluto racchiudere dentro un codice tutto ciò, e così è nato questo nome, Forjay.
“For” significa “Per”, mentre Jay è la pronuncia della lettera J, che ovviamente è la dedica al nostro maestro di vita: Jesus, Gesù.”
Qual è il vostro punto di forza e quale l’aspetto su cui sapete dovete ancora lavorare?
“Sicuramente il nostro punto di forza è avere voglia di parlare di pace, di speranza e di amore in un momento storico e sociale in cui se ne parla sempre meno, nella musica ma in generale ovunque, rispetto a quanto invece si dia rilevanza e spessore a tutto il contrario. Nello stesso tempo quello che pensiamo essere il nostro punto di forza è anche quello che più ci ostacola per alcuni versi in quello che facciamo. Oggi ha molto più effetto parlare di quanto si è disperati o incazzati con la vita nelle canzoni piuttosto che di quanto, per esempio, nonostante tutto, la vita sia un dono unico e irripetibile. Andiamo avanti per la nostra strada, certi che la discesa abbia molto più gusto dopo la salita.”
L’esperienza che vi ha più segnato in questi anni vissuti insieme come band?
“Sicuramente ogni concerto è qualcosa che ci lega sempre di più, ma forse la cosa che in assoluto più ci ha segnato è stata sicuramente l’esperienza di creare questo ultimo disco. Il processo di creazione delle canzoni è qualcosa di estremamente intimo che inevitabilmente ci richiede una fusione non solo musicale, ma anche di anima.”
Come è nato il vostro “L’amore è una scelta”? Qualche aneddoto del periodo in studio?
“Sì, certamente tante ore in studio, tanta fatica, ma anche tante risate. Lavorare con professionisti del calibro di Roberto Vernetti, Michele Clivati, Matteo Lovalvo e Marcello Balestra ha fatto la differenza. Ce ne sono tanti sicuramente di aneddoti, ma forse il più divertente è ricordare la sessione di registrazione del nostro chitarrista Gianluca Spedaletti, alle prese con la tenacia di lavoro di Michele Clivati, uno dei nostri produttori. Gianluca odia stare tante ore fermo nella stessa posizione: immaginate le risate nel vederlo relegato alla sedia dal vetro della regia, mentre nell’altra stanza faceva di tutto pur di potersi “sgranchire” le gambe tirandosi addosso le critiche del produttore che lo invitava caldamente a stare immobile per evitare che i microfoni riprendessero altri rumori o sospiri…risate a crepapelle!”
Avete una routine creativa per scrivere i pezzi oppure ogni volta è diverso?
“No, nessuna routine: i brani nascono sempre nei modi più diversi. A volte nascono da un riff di chitarra, altre volte da un giro di piano, altre ancora da delle idee che nascono nella mia testa, poi insieme fondiamo tutto e il gioco è fatto.”
Sogni nel cassetto e speranze per il futuro a breve termine?
“Spariamo in grande, partiamo dal sogno: fare concerti negli stadi e vederli pieni di persone che hanno voglia di continuare a credere nella pace, nella speranza e nell’Amore insieme a noi. Questo è il nostro sogno e la nostra speranza per il futuro e ci auguriamo possa essere anche realizzabile nel breve termine.”
Artisti di riferimento?
“Ce ne sono tanti. Dal punto di vista del sound sicuramente Coldplay, dal punto di vista dei contenuti invece amiamo molto ispirarci a grandi artisti del panorama gospel internazionale come Newsboy, Jeremy Camp, Hillsong, oppure, per rimanere in Italia, tutti gli artisti che hanno dato, ognuno a suo modo, un segnale di voler essere parte di un cambiamento che parte prima da noi, dal nostro cuore, dalla nostra anima, come per esempio Nek, Jovanotti, Vecchioni e certamente altri che in questo momento mi sfuggono. “
La sensazione più bella della dimensione live, secondo voi?
“Sentirsi tutt’uno con chi è davanti a noi; vi sembrerà scontato ma la dimensione del live e della musica in generale è una delle poche cose in grado di fonderci così a fondo nelle diversità delle persone a tal punto da farci diventare ogni volta una sola cosa, un solo Amore, stupendo, impagabile ogni volta di più. Vogliamo approfittare per ringraziare tutte le persone, tutte le anime, che continuano ogni giorno a sostenerci e seguirci, siete il regalo più bello che ci ripaga di ogni salita fatta.”
Questa la pagina Facebook dei ForJai per non perdere nessun loro aggiornamento: facebook.com/4JForJay » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
2 luglio 2017
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