Musica, il biopic su Amy Winehouse resta al cinema

Musica, il biopic su Amy Winehouse resta al cinema

Gli oltre 70.000 spettatori tra il 15 e il 17 settembre in 270 cinema d’Italia hanno parlato chiaro: il film su Amy Winehouse non poteva rimanere al cinema solo per pochi giorni. 
Fino al 23 settembre sarà possibile non perdere l’occasione di vedere il toccante docu-film di Asif Kapadia distribuito da Nexo Digital e Good Films in ben 28 sale italiane (che trovate qui: facebook.com/NexoDigital/
La tendenza viene confermata, insomma: i documentari sulle rockstar stanno appassionando il pubblico italiano che, in questo frangente, si è lasciato trascinare nella vita dell’artista britannica di “Back To Black”, tra tormenti, talento e tremenda dipendenza non solo da sostanze artificiali, ma soprattutto dalle persone sbagliate.
Oltre ai video e alle interviste inedite nei 128 minuti di documentario si possono ascoltare anche alcuni brani inascoltati che fanno davvero passare brividi lungo la schiena.
Il club dei 27 purtroppo si è arricchito della presenza di Amy per colpa dell’ennesimo abuso di alcol dopo una lunga astinenza.
Per quanto un bio pic possa essere sempre soggettivo e di parte visto che riporta la visione dei fatti di una specifica parte di opinione pubblica, questo documentario riesce a trasportare fisicamente gli spettatori nel mondo di dipendenze che caratterizzavano la vita di Amy Winehouse.
Una ragazza fragile, dalla voce immensamente potente, ma una vera e propria gigantessa artistica dalle gambe di argilla: in alcuni momenti del documentario verrebbe voglia di entrare nello schermo, prendere per le spalle quella ragazza minuta e scrollarla violentemente.
In alcuni altri passaggi invece si sente come se si stesse scivolando nell’abisso delle dipendenze insieme a lei, in un vortice oscuro di autolesionismo a più livelli, da quello sentimentale a quello fisico, passando per violenza psicologica e fisica, che hanno fatto sì che l’ordigno detonasse decisamente troppo presto.
Dalla sala non si esce certo a cuor leggero, anzi: qualche lacrima potrebbe anche scendere non solo verso la fine del documentario, ma è davvero un bel modo per onorarne la memoria, senza alcun dubbio. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
22 settembre 2015

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