Nel 1998 a Boston nasceva una delle band che ha maggiormente influenzato la scena musicale pop punk/ rock alternative nel corso di questi anni. Quest’anno, un mese fa, è uscito il loro ultimo lavoro in studio, che li vede tornare ad un’etichetta indipendente, rimettendosi in gioco senza incombenze di major o manager ingombranti. Abbiamo raggiunto telefonicamente Stacy Jones, frontman e cantante, che ci ha raccontato un po’ la loro situazione attuale, senza dimenticare quello che è stato, per riuscire a godere meglio di quello che sarà.
Come descriveresti la vostra band a chi non vi ha mai ascoltati?
Direi che siamo una band che fa rock melodico, con potenti riff di chitarra e batteria picchiante!
Dal 1998 ad oggi avete ispirato e continuate ad ispirare moltissimi nuovi artisti, quali sono i consigli che ti senti di dar loro e cosa pensi dell’attuale situazione dell’industria musicale?
Penso che sia sempre stato difficile “spaccare” per un artista emergente: ha molto a che fare con la fortuna e con il poter essere al posto giusto al momento opportuno, oltre che con il talento!
Allora la vera e propria sfida era riuscire a registrare qualcosa a livello professionale: non c’erano tanti studi come adesso, non si poteva registrare direttamente sui computer o sui cellulari, come si può fare adesso! In questo momento la tecnologia ci viene incontro per produrre musica e piazzarla su qualsiasi piattaforma di condivisione a disposizione, ma come fare per far sì che le persone ascoltino i tuoi brani quando ci sono altri novemila gruppi online? C’è una nuova serie di sfide da affrontare adesso e non so davvero quali siano le risposte ai dubbi che assillano ogni artista, ma il miglior consiglio che io possa dare a chiunque stia cercando di farsi notare in questo ambito è quello di andare a suonare ovunque. Accettate qualsiasi data (anche schifosa!) che vi viene proposta o che riuscite a trovare: non sapete mai chi ci sarà tra il pubblico ad ascoltarvi o chi sarà la band protagonista della serata! Magari sono nessuno adesso, ma tra qualche mese potrebbero essere la band più amata in Italia! Ho incontrato tantissime persone durante il periodo della gavetta, in posti davvero tremendi in situazioni ancora più ai limiti dell’assurdo, ma molte di quelle persone si sono rivelate fondamentali con il trascorrere del tempo!
Qual è la storia dietro Allison e perché l’avete scelta come primo singolo?
Penso che la scelta sia ricaduta su di “Allison” perché è la preferita di tutta la band: questa canzone piace davvero molto a tutti! Mostra un lato intrigante della band e pensiamo che sia una buona rappresentazione dell’album in generale! La canzone è a proposito di una donna che ho visto in un programma in televisione, chiamato “Intervention”, che racconta le storie di persone con delle dipendenze e dei problemi, in una specie di documentario. C’era questa ragazza, una persona davvero dolce, ma aveva subito diverse violenze in famiglia ed è caduta nel circolo vizioso delle dipendenze. Mi ha ispirato e ho scritto questa canzone: il suo nome non era Allison, non mi ricordo quale fosse il suo vero nome, ma per qualche ragione, mentre scrivevo, questo è stato il nome che mi è venuto in mente mentre cantavo!
Cosa ci puoi raccontare circa la tua collaborazione con Miley Cyrus?
Ho iniziato a lavorare con Miley Cyrus otto anni fa, prima che qualcuno sapesse chi fosse Miley Cyrus! Qui negli Stati Uniti ho prodotto delle musiche per la Sony e ho lavorato con una band che era presente in “Laguna Beach” di Mtv, che qualche tempo fa dovettero andare a suonare a New York, sul palco di TRL. La band non era pronta per quel tipo di palco, così venni assunto per prepararli e fu un caso che la loro agenzia di management fosse la stessa di Miley. Qualche mese dopo quella esibizione, mi chiamò una persona e mi disse che pensava che fossi un direttore artistico fantastico: aveva visto il lavoro che avevo fatto con gli Open Air Stereo, la band di Laguna Beach, e quando accettai mi parlò di questa ragazza, protagonista dello show “Hannah Montana”.
Tutto ciò prima ancora che Hannah Montana andasse in onda e diventasse il fenomeno che è diventato poi! Andai a New York, incontrai Miley, che all’epoca aveva più o meno 12 anni e quando cantò per me fui letteralmente travolto dalla sua voce: ho pensato che quella ragazza cantasse come una donna di quarant’anni, con quella voce bassa, un po’ roca… la reputai incredibile!
Misi su una band per lei in quel periodo, includendo Jamie (Arentzen, chitarrista, ndr.) degli American Hi-Fi e io mi misi alla batteria. I cinque musicisti che misi insieme allora sono gli stessi cinque con cui lavoriamo oggi e sono davvero orgoglioso di ciò: penso sia un caso raro!
Quali sono i progetti per il futuro prossimo?
Stiamo cercando di organizzare alcune date live, anche in Europa. Abbiamo tutti delle vite “parallele”: alcuni di noi sono genitori, altri sono in affari e io e Jamie seguiamo Miley (Cyrus, di cui sono i musicisti da otto anni, ndr.)in tour. Organizzarci per provare è duro: stiamo facendo di tutto per suonare il più possibile!
Quando tornerete in Italia e cosa pensate della nostra terra?
Amo l’Italia, l’abbiamo sempre amata! Quando siamo venuti a Milano solitamente suonavamo al Transylvania, so che però adesso non c’è più, ma abbiamo davvero vissuto momenti bellissimi suonando là! Personalmente, ho speso molto tempo in Toscana, guidando da un paesino all’altro, mangiando tutte le specialità: è un posto magico! Speriamo davvero di tornare presto! » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
22 ottobre 2014
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