Intervista al neo cardinale Francesco Montenegro: “Continuerò a fare quello che ho sempre fatto”
“Quando me lo hanno detto pensavo fosse una scherzo”. È emozionato, monsignor Francesco Montenegro quando lo incontriamo, dopo la notizia che il Santo Padre lo creerà cardinale domani (14 febbraio), durante il Concistoro che si terrà in Vaticano, ma anche pieno di gioia e di gratitudine. Le mani non riescono a stare ferme, la croce pettorale, due pezzetti di legno incrociati, viene continuamente girata e rigirata, la stringe a sé come a farne uno scudo. In alcuni momenti la voce si incrina, soprattutto quando ricorda la mamma, l’amata signora Matilde, e la sua famiglia ed i “sacrifici che nei primi anni della mia vita, mio padre appuntato dell’Arma dei Carabinieri e mia madre casalinga hanno dovuto affrontare” o la telefonata con Papa Francesco “parlare con il Santo Padre è come chiacchierare con un vecchio amico”.
Non una promozione ma una ulteriore chiamata al servizio, così, mons. Montenegro, definisce la sua nomina a cardinale “È un servizio che devo continuare a svolgere e non un grado in più raggiunto. La nomina del Santo Padre più che un riconoscimento alla mia persona – sottolinea mons. Montenegro – credo sia un riconoscimento a questa terra che sa aprirsi nonostante le mille difficoltà ed i mille rifiuti; il Papa venendo a Lampedusa ha scoperto la terra agrigentina dove povertà e accoglienza sanno camminare insieme ed ad essa ha dato un segno del suo affetto che deve inorgoglirci perché ci ha dato fiducia”.
Quando gli chiediamo cosa adesso dobbiamo attenderci, se nella sua vita quotidiana e di nostro Pastore dobbiamo attenderci cambiamenti mons. Montenegro è svelto a bloccare ogni possibile congettura: “Continuerò a fare quello che ho sempre fatto” lo ribadisce con la determinazione di chi sa che, in questi anni da sacerdote e da vescovo ha operato alla luce del Vangelo e non del tornaconto personale ma soprattutto ci tiene a sottolineare, mons. Montenegro che questa nomina “Non deve essere a spese dei poveri, non devono giovarmi loro per diventare importante io. Se ho lavorato per i poveri ed ho avuto modo di dirlo anche al Santo Padre sono in debito con mia madre che, quando mi allattava mi diceva sempre che devo amare i poveri ed un po’ con lei, un po’ da solo sono andato avanti in questa direzione. Quindi, l’impegno continuerà ma lo farò veramente come servizio perché sarebbe un’offesa per loro se, grazie a loro, io mi ritrovo su una sedia diversa”.
Quindi anche se cardinale dobbiamo attenderci di imbatterci in un Montenegro motociclista, la sua adorata vespa gli permette gli spostamenti in città veloci e facilità di percorrenze nelle strade strette del centro cittadino, e uomo che vive la quotidianità che possiamo incontrare al supermercato o dal macellaio. Una vita vissuta semplicemente come anche Papa Francesco gli ha ricordato di proseguire a fare “Vivi in povertà”. » Marilisa Della Monica
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13 febbraio 2015
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