A partire da oggi diventa obbligatorio indicare la provenienza delle materie prime impiegate per la produzione di latte, yogurt, burro, mozzarella, formaggi, latticini e altri derivati, prodotti e commercializzati in Italia. Il provvedimento si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale.
Secondo i dati di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) il provvedimento consentirà al consumatore di conoscere l’origine delle materie prime di potenziali ulteriori 510mila tonnellate di formaggi non Dop, che si aggiungeranno alle 513mila tonnellate di formaggi già certificati.
L’obbligo nasce dal decreto ministeriale del dicembre scorso firmato dai ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo economico Carlo Calenda, in attuazione di un Regolamento europeo. Il ministro Martina ha definito l’applicazione del decreto “un traguardo storico per il nostro Paese che consente di creare un nuovo rapporto tra produttori e consumatori”.
La Coldiretti ci tiene a far notare come la situazione sia “più variegata per yogurt e formaggi anche perché il provvedimento prevede che sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte con il sistema di etichettatura precedente anche per tenere conto della stagionatura”, per il Codacons “l’obbligo è un piccolo passo perchè la strada per garantire piena consapevolezza alimentare ai consumatori è ancora molto lunga”.
L’origine del latte e dei derivati dovrà essere indicata in modo chiaro, visibile e facilmente leggibile. Le diciture utilizzate saranno ‘Paese di mungitura’ con il nome del Paese nel quale è stato munto il latte e ‘Paese di condizionamento o trasformazione’. Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, confezionato e trasformato nello stesso Paese, si può utilizzare una sola dicitura. Ad esempio: ‘Origine del latte: Italia’. Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono in più Paesi, diversi dall’Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, diverse diciture: ‘Latte di Paesi UE (se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei)’, se le operazioni invece avvengono al di fuori dell’Unione europea, verrà usata la dicitura ‘Paesi non UE’.
Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato. » red
19 aprile 2017
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