Andando al cinema per vedere “La Teoria del Tutto” si è preparati ad assistere ad uno spettacolo che allegro non è, ma che riesce a donare una speranza fuori dall’attendibile.
L’adattamento cinematografico della biografia “Verso l’Infinito”, scritta da Jane Wilde Hawking, ex- moglie del fisico Stephen Hawking (pubblicata in Italia da Edizioni Piemme) non vuole (e non potrebbe) entrare nello specifico delle teorie che hanno reso Hawking l’illustre e rinomato scienziato che è. Questo film racconta più la storia dell’uomo, o meglio, della donna, dietro Stephen Hawking.
Una storia di coraggio, di incredibile forza d’animo e di speranza, una di quelle speranze così grandi e così potenti, da riuscire a vincere tutto, anche la più temibile delle malattie.
Il ritmo è abbastanza serrato, pur soffermandosi maggiormente su alcuni passaggi importanti e dando alcuni fatti per scontati; gli attori (Eddie Redmayne e Felicity Jones su tutti) riescono a convincere a tal punto da credere che realmente siano i personaggi che stanno interpretando e non una pura finzione scenica.
123 minuti in cui la commozione la fa un po’ da padrona, tra vicende strettamente private e personali e vicende vissute sotto i riflettori di mezzo mondo.
Il regista, James Marsh, ha fatto un lavoro tanto delicato quanto incredibilmente coerente: ha assemblato in maniera assolutamente non invadente o caotica quelli che sono i numerosi pezzi del puzzle che hanno composto la vita di una persona tanto incredibile quale Stephen Hawking.
I medici gli avevano dato non più di due anni di vita, eppure è arrivato alla veneranda età di 73 anni, accompagnato e sostenuto nel corso della sua vita da persone altrettanto importanti, che gli hanno reso possibile essere riconosciuto come una delle menti più illuminate del nostro secolo.
Un film dedicato a Jane, quasi più che a Stephen, ma che ci fa innamorare di lui proprio grazie all’immedesimazione nei panni della protagonista conclamata del film. » Chiara Colasanti
@lady_iron
25 gennaio 2015
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