Oltre 160mila persone sono scese per le strade e le piazze di Barcellona alcuni giorni fa per chiedere al governo spagnolo di rispettare la promessa circa il numero di rifugiati che il paese avrebbe dovuto accogliere nel corso dell’anno.
Mentre vivevo nella capitale catalana ho visto nascere il movimento “Casa Nostra Casa Vostra”, continuando a seguire le sue evoluzioni anche da lontano, militando anche tra i volontari traduttori (per quel poco che ho potuto fare) per poter dire di esserci anche io.
Non poter scendere per strada a manifestare in maniera attiva mi ha fatto stringere ancor di più il cuore, ma la gioia di vedere tutte quelle persone coinvolte nella più grande manifestazione europea a favore dell’apertura delle frontiere per i rifugiati.
I dati sulla partecipazione forniti dalle autorità spagnole sul numero di partecipanti non è coinciso con le stime fornite dagli organizzatori, che hanno parlato di 300mila manifestanti, ma questa non è una novità, no?
“Vi è un ampio consenso in Catalogna per chiedere al governo centrale di rispettare gli impegni presi”, ha ribadito l’organizzatore della marcia Volem acollir (Vogliamo accogliere), Ruben Wagensberg.
I manifestanti hanno marciato lungo le strade della città spagnola fino a raggiungere il centro sventolando striscioni con slogano che recitavano così: “Basta con le scuse, accoglieteli ora”, oppure “Non ci saranno più morti se i confini saranno aperti”.
Nel settembre del 2015, la Spagna si era impegnata ad accogliere 17.337 rifugiati entro due anni, così suddivisi: 15.888 dai campi dislocati in Italia e in Grecia e 1.449 profughi provenienti dalla Turchia e dalla Libia. Finora ne sono stati accolti circa un migliaio.
Alla marcia pacifica di protesta ha partecipato anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau, che si è battuta con impegno affinché il governo spagnolo accettasse più rifugiati.
“È molto importante che in un’Europa dominata dall’incertezza, dove la xenofobia, è in aumento, Barcellona rappresenti invece un luogo di speranza”, ha rimarcato la sindaca.
Ma chi c’è dietro “Casa nostra, Casa vostra”? Scopriamolo leggendo la loro presentazione sul sito (online la trovate in catalano, qui ho provato ad adattarla in italiano):
“Casa nostra, casa vostra è una campagna che nasce da un gruppo di persone indipendenti che lavorano nel mondo della comunicazione e che, il passato 9 maggio, curiosamente proprio il giorno dell’Europa, ci siamo ritrovati nei campi per rifugiati alla frontiera della Grecia con la Macedonia, per progetti professionali o di volontariato.
Una volta rientrati, abbiamo visto chiaramente che dovevamo denunciare quello che avevamo visto e che dovevamo fare qualcosa per cambiare la situazione delle persone rifugiate e dei migranti. Poco a poco, abbiamo sommato le partecipazioni di molte persone che volevano dare una risposta alla cosiddetta “crisi migratoria” che vive il Mediterraneo.
Quando ci siamo resi conto che il progetto stava crescendo, ci siamo resi conto che avremmo dovuto condividerlo e che ci saremmo dovuti aprire alla partecipazione della società civile e delle entità pubbliche e private.
Ora, Casa nostra, casa vostra non è nessuno in concreto ed è allo stesso tempo un’entità collettiva. Siamo achitetti, giornalisti, operai, avvocati, autonomi, pensionati, intellettuali e studenti. Condividiamo una profonda preoccupazione per la situazione che vivono migliaia di migranti e tutti coloro che sono stati obbligati a lasciare la propria patria per forza, dentro e fuori dall’Unione Europea.
Vogliamo accogliere persone che fuggono dalle guerre, dalla fame, dalla persecuzione politica, per motivi di orientamento sessuale o per la loro fede. Però vogliamo accogliere anche quelle persone che sono già qui e continuano ad avere difficoltà per avere una vita degna. A tutte queste persone vogliamo dire: casa nostra è casa vostra”.
Facebook: facebook.com/volemacollir
Sito: casanostracasavostra.cat » Chiara Colasanti
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8 marzo 2017
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