Ho sempre pensato che la parola migliore che potesse compendiare in sé, nella brevità di poche sillabe, la descrizione di un qualsiasi libro fosse: viaggio.
Illmitz ne incarna tutti gli aspetti: è nostalgia, è dolore del ritorno, languido desiderio e insistente irrequietezza. Il romanzo d’esordio di Susanna Tamaro, pubblicato dopo ben trentaquattro anni dalla sua stesura, compendia tra le proprie righe tante di quelle emozioni e stati d’animo, da arrivare a confondere sommessamente anche l’individuo più sensibile ed emotivo.
Nitide immagini screziate di sfumature di colori, arricchite da densi profumi, illuminate dai riflessi dorati di un sole di un altro cielo, sono il risultato della immensa capacità descrittiva di ogni singola frase. Mentre gli occhi vedono con facilità il grigio delle nuvole ed osservano agili ogni rotondità delle colline austriache, la comprensione dei sentimenti del personaggio della scrittrice triestina è ostica e fallisce al primo accenno di deconcentrazione. Sintomo eventuale di un’assente empatia che tuttavia riesce ad emergere a tratti, guidata dall’intensità delle emozioni che il protagonista pian piano ci dona.
Egli si definisce un macinasogni, cinico e clandestino, il quale distrutto dalle banalità di una vita senza radici e da infelici accidenti del destino, vuole provare a cercarsi ed a ritrovarsi, ripercorrendo quei passi, quelle origini, che non gli erano mai appartenuti. Monade nella solitudine di una terra straniera, il pensiero di Agnese, la sorella morta da bambina, lo accompagna con una frequenza assente negli anni precedenti, facendogli scoprire parti di lui volontariamente celate sotto una coltre di paura.
Chi non ha mai temuto di sollevare veli che coprono sprazzi volontariamente inesplorati della propria esistenza?
Un viaggio, perlopiù verso i confini di una patria ormai dimenticata, porta molto più facilmente ad un’ardua introspezione, fatta di domande temibili quasi quanto le loro risposte.
“Che cosa ci faccio io in mezzo a un canneto, sulla riva del lago di Illmitz, sotto questo diluvio? Che cosa c’entro io con tutto questo? Perché non sono capace di essere presente nel mondo? Perché continuo a giocare? La fuga continua, l’odioso compromesso. Non sono preda dell’impossibilità di vivere come Agnese; so sempre trovare qualche aggancio, qualche spazio di rimedio insperato. Non sono neppure capace, però, di affidarmi ciecamente alla mia quotidianità, come mio fratello maggiore Michele. Sono soltanto un vile macinasogni.”
Capire ciò che vi è oltre certi lembi di timore è lo scopo primario di questo ritorno ad un passato mai vissuto che, però, come un istinto primordiale, gli scorre nelle vene.
La Tamaro degli esordi non delude, ma rivela un animo più spiccatamente poetico, che nulla ha da invidiare ai romanzi di grande successo dell’autrice , Ascolta la mia voce e Va’ dove ti porta il cuore. Tuttavia l’imprinting lasciato dai suddetti titoli, non ha trovato modo di nascere dalla lettura di Illmitz, che però non è neppure riuscito a scalfire la grande stima e l’immenso amore per una tra le più internazionali scrittrici italiane. » Elisa Bennici
Tw @Elis_idus
24 febbraio 2014
Illmitz
Susanna Tamaro
Bompiani
126 pagine – 14,00 euro
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