Un fundraiser di frontiera capace di intravedere e tracciare il sentiero del futuro della raccolta fondi e del terzo settore.
Lui è Stefano Malfatti ed è il responsabile Fundraising della Fondazione don Gnocchi ed il suo lavoro nel campo dei lasciti testamentari è stato riconosciuto come l’eccellenza del settore a livello mondiale.
Il territorio italiano, infatti, é considerato molto ostile all’argomento dei lasciti testamentari e promuovere questo tema in maniera diffusiva gli ha spalancato le porte della vittoria del prestigioso Global Award for Fundraising all’International Fundraising Congress (IFC).
Malfatti che partecipa per la seconda volta in tre anni all’International Fundraising Congress, evento per la raccolta fondi che mette insieme professionisti del settore da oltre 60 paesi e vede oltre 1.000 partecipanti ha vinto l’ambito premio poiché gli è stato riconosciuto “un approccio pieno di energia” e ovviamente dai “recenti successi”, ovvero il raddoppio delle entrate da lasciti testamentari, che negli ultimi cinque anni hanno superato quota 20 milioni di euro e sono passati in numeri assoluti da una decina a 25 l’anno grazie a delle azioni innovative tra le quali il sito web “il mio lascito“.
Malfatti, la sua specializzazione sono i lasciti testamentari, qual è la strategia per riuscire ad agganciare e curare la relazione con questi donatori?
Parlare dell’opportunità di scrivere il proprio testamento e fare in modo che una percentuale sempre maggiore di cittadini lo faccia, con grande senso di responsabilità rispetto ai tanti patrimoni che, laddove non ci sono eredi, rischiano di entrare nelle mani dello stato che non riesce a sfruttarli al meglio e disperde un patrimonio significativo. Spiegare che, attraverso anche un piccolo dono nel testamento si puó fare un enorme bene e sostenere attività meritorie, credo sia la chiave migliore.
Può tracciarci uno scenario del fundraising nel nostro Paese? Cosa prevede per il futuro?
Credo che bisognerà aumentare il numero dei canali attraverso i quali diffondere messaggi ai donatori. Carta e web hanno ormai margini di incremento limitati. Bisogna immaginare smartphone, tablet, radio e tv come canali veri e propri attraverso i quali promuovere le cause. Non limitarsi piú all’utilizzo di un paio di canali, ma diffondere messaggi a tappeto.
Quali sono le organizzazioni che ne hanno bisogno?
Il mondo della cultura ha bisogni forti ma ha anche grande forza e autorevolezza per aggregare risorse dal privato e dalle aziende. Bisognerebbe cercare intensamente filantropi veri e propri cui fare adottare parte del nostro inestimabile patrimonio. Viceversa credo che la politica non abbia margini ampi di raccolta salvo grossi sforzi di accountability e grandi bagni di umiltà per ritornare tra la gente è non solo per protestare.
Quanto è importante verificare i risultati nel fundraising?
Il Fundraising richiede e poggia le sue basi su vere e proprie strategie di management in cui i numeri hanno un grande ruolo e la loro analisi deve essere rigorosa per orientare al meglio le attività da programmare.
Non sempre il risultato, nel senso del mero ricavo economico, è un indicatore utile e univoco. Ad esempio anche la diffusione di un particolare messaggio è ritenuto un ottimo risultato in termini di raccolta fondi nel senso piú prospettico del termine.
Quali sono le aree di attività e i progetti che riescono ad ottenere più facilmente contributi?
Noi operiamo nell’ambito della salute e dell’assistenza che sono tematiche immediatamente riconoscibili.
I progetti migliori sono quelli concreti, che puntano a un problema specifico e che propongono soluzioni immediate a problemi molto chiari e non eccessivamente complessi.
In Italia si parla sempre di più di “Secondo Welfare” ovvero di azioni capaci di coniugare il ridimensionamento della spesa pubblica con il coinvolgimento crescente di attori privati e del terzo settore. Come il fundraising può avere un ruolo importante in questo cambio di paradigma?
Il fundraising ha un ruolo chiave. Solo con la professionalità e l’autorevolezza di chi si è preparato per intercettare risorse e gestire denaro, si possono risolvere alcuni problemi di sostenibilità di un terzo settore che, ormai di fatto, ha cominciato ad occuparsi da solo di alcuni problemi di competenza pubblica.
» Giuseppe La Rocca
29 ottobre 2014
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