In quanto ItaloCatalana non sarei potuta nascere in nessun altro luogo se non Alghero… o forse proprio perché sono nata ad Alghero sono inevitabilmente diventata ItaloCatalana, chissà.
Rimane il fatto che passo buona parte delle mie estati in Sardegna, dove vengo conquistata, giorno dopo giorno, volta dopo volta, dal panorama, dalle persone, dai monumenti, dal mare… e dalla cucina che, come tutta la cucina italiana in generale e del Sud in particolare, personalmente parlando, ritengo sia una delle migliori al mondo.
Tranquilli, non vi parlerò né di porcetto, né di mirto in generale o nello specifico: quello di cui voglio parlarvi, in generale, sono i dolci sardi, che sono delle vere e proprie opere d’arte.
In giro per l’Isola le specialità sono tantissime: le seadas, gli amaretti, i sospiri, le tiricche, i papassini e chi più ne ha, più ne metta.
Invece di dire “siccome che sono cecata”, come diceva la Marchesini, a me tocca dire “siccome che sono allergica al latte”, molte delle prelibatezze dolciarie sarde mi sono precluse, ma ci sono delle meraviglie della cucina sarda che non mancano di lasciarmi quel ricordino di un paio di chili di troppo ogni volta che ritorno “in continente”.
Questa volta però vorrei concentrarmi su un dolce in particolare, di cui non ero particolarmente ghiotta fino al mese scorso: lasciate che vi parli della copuleta.
Tradizionalmente veniva preparato (a Ozieri, nello specifico) come dolce di buon augurio in occasione dei matrimoni: è composta da una base di pasta sottilissima, un cuore di pan di Spagna e una copertura di glassa molto leggera. Ogni copuleta richiede tra le 2 e le 3 ore di lavoro ed è un presidio Slow Food dal 2006.
Ho riscoperto da poco il brivido che può nascere lungo la schiena addentando una copuletta (la variante con due t è universalmente accettata a quanto mi hanno confermato anche sardi DOC) da poco uscita dal forno ed è una di quelle sensazioni che crea dipendenza.
Altra sensazione che crea dipendenza è quella che si prova mangiando uno dei “biscotti” della pasticceria di Ittiri dove, ogni anno, andiamo a fare rifornimento di dolci da portare ad amici e parenti continentali, che attendono l’arrivo del pacchetto come si attende l’arrivo della bella stagione. Quando i biscotti sono appena sfornati (o quasi) non si fa in tempo a masticarlo che si è già sciolto in bocca, facendo nascere il dubbio che all’interno ci sia qualche crema, per quanto è dolce e “scioglievole” l’impasto.
Non sono una fan delle tiricche, ma a quanto afferma mia madre e una nostra amica di famiglia, appassionate di tiricche, in questa pasticceria vengono fatte le migliori in circolazione: provare per credere!
Ad Alghero, poi, in una delle viuzze del centro dove tanto amo passeggiare la sera, c’è una piccola pasticceria dove i dolci casalinghi sono così profumati che anche la strada principale viene inondata di dolci effluvi. I dolci che preferisco qui sono le aranzadas (anche se non vado matta come va matta mia madre per queste scorze di arancia caramellate insieme a mandorle tostate), i dolci della sposa e i dolci di pasta di mandorle che si sciolgono in bocca.
Questi sono i miei tre suggerimenti per un tour dolcissimo… da fare lontano dalla data delle analisi del sangue e alternando le dolci pause a belle camminate in città o delle belle nuotate.
Ecco tutti i riferimenti del caso:
Dolci casalinghi di Senatore Raffaela
Via A. Machin 32, Alghero (SS) – 079975326
La Copuleta di Franco e Santina Cappai
Via Alagon 26, Ozieri (SS) – 079770810
Casiddu G. Maria
Via Bernini 1, Ittiri (SS) – 079441407» Chiara Colasanti
TW @lady_iron
19 ottobre 2016
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