È uscito “Canto”, il nuovo disco di Daniela Nardi, cantante canadese di origini italiane, miglior voce femminile al Canadian Smooth Jazz Awards. L’artista si è imbarcata in un viaggio intercontinentale, collaborando con il noto produttore e compositore italiano Antonio Fresa, registrando sia negli studi di Toronto sia nello studio di Fresa a Napoli. Le sessioni hanno attinto a un cast internazionale tra cui alcuni dei musicisti jazz più prominenti, incluso il marito Ron Davis, pianista con il quale collabora di frequente, il bassista Mike Downes e il batterista Roger Travassos, insieme a diversi musicisti italiani come l’acclamato trombettista Fabrizio Bosso e il virtuoso del clarinetto Gabriele Mirabassi.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei, per conoscerla meglio e saperne qualcosa in più.
Chi è Daniela Nardi e come si descriverebbe a chi ancora non la conosce?
Penso di essere una persona molto sensibile e con i piedi per terra, mi piacciono le cose semplici. Quando si tratta della mia musica mi prefiggo un obiettivo e cerco di raggiungerlo a tutti i costi. L’importante è fare un buon lavoro, della fama non mi importa nulla. Sono nata e vivo a Toronto tuttavia la mia anima è completamente italiana. I miei genitori sono calabresi. Mamma era di Crotone e papà è di Carolei, un paese in provincia di Cosenza. Mi sento come se occupassi due mondi. Strano no?
Come è nato “Canto”?
Mi interessava dimostrare che il repertorio italiano è vasto e che la musica italiana non ha nulla da invidiare a quella degli altri Paesi. Avevo una lista di brani lunghissima tra cui scegliere. È stato molto difficile scegliere quella definitiva ma alla fine ho scelto le canzoni che per me avevano un significato, quelle con cui avrei potuto comunicare qualcosa.
Quale sensazione vorrebbe che rimanesse a chi ascolta il suo album?
Voglio trasmettere delle emozioni, qualunque sentimento possano rappresentare, basta che abbiano un senso per qualcuno in quel momento. Voglio che si possano estraniare e che in quel limbo possano percepire la bellezza.
Fonti di ispirazione e idoli incontrastati che hanno influenzato il suo modo di rapportarsi alla musica?
Il pop è sicuramente il genere musicale con il quale mi trovo più a mio agio. Quando ho cominciato a scrivere canzoni sono stata profondamente influenzata della musica pop di Sting, The Police, Annie Lennox, The Eurythmics. Loro sono stati i miei maestri. Li ho studiati come una pazza. L’interesse per il jazz è venuto dopo, quando sono andata all’università, e mi si è aperto un mondo.
Cosa ama maggiormente della dimensione live?
La cosa che amo è quando le persone si commuovono con i miei brani. Quando riesco ad arrivare ai loro cuori e alle loro anime. Altrimenti il lavoro sarebbe uno sforzo in solitaria.
Sogni nel cassetto e speranze per il breve termine?
Sto preparando nuove cose e ad Agosto sarò al Festival Fringe d’Edimburgo. Però vorrei tanto organizzare un tour in Italia, sarebbe un sogno. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
15 luglio 2016
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