In occasione dell’uscita del loro primo album, Catacatassc’, abbiamo fatto una bella chiacchierata con La Bestia Carenne, giovane band emergente napoletana, con le carte in regola per conquistare non solo i vostri riproduttori musicali, ma soprattutto i vostri cuori!
Il primo lavoro ufficiale de La Bestia Carenne è stato pubblicato dall’etichetta napoletana BulbArtWorks ed è il frutto delle ispirazioni e dei lavori di Giuseppe Di Taranto, Antonello Orlando, Paolo Montella e Giuseppe Pisano.
Il nome dell’album sta per catacatascie, ovvero le lucciole, quelle “suggestioni notturne e intermittenti che hanno accompagnato la band napoletana con inconsapevole e naturale continuità nelle registrazioni di questo primo album”.
La band, attiva dal 2012, ha un curriculum live di tutto rispetto, che li ha resi così amati e seguiti da riuscire a raggiungere, su Musicraiser, il 273% dell’obiettivo prefissato della campagna di crowdfunding per la produzione del loro primo lavoro in studio.
Come mai la scelta di questo nome e come vi descrivereste a chi non ha mai sentito la vostra musica?
La scelta di un nome è una faccenda dura. Il nome te lo trascini dietro per tutta la vita. E’ un macigno. Puoi cambiare pure i connotati come Takeshi Kitano ma il nome che ti porterai dietro rimarrà sempre lo stesso. Siamo tanto incostanti e squilibrati che non possiamo permetterci un’anagrafe significativa. Carenne è il nome della bestia.
Oggi ha scommesso con gli amici e sulla Telesina ha trascinato un tir carico di meraviglia per una 50ina metri. Ha vinto una zucca enorme e una soppressata che pure stasera avrà di che mangiare.
Come nascono le vostre canzoni? Qual è il processo creativo che c’è dietro?
Prima del come riveliamo il dove. Sono canzoni viscerali e le viscere puzzano, non hanno un buon odore. Stabilito il dove il come è lapalissiano: è un processo digestivo.
Qualche aneddoto curioso dietro la nascita in studio di Catacatassc’ ? Come avete vissuto il periodo della campagna su Music Raiser?
La porta di casa a Sant’Agata de Goti (abbiamo registrato lì CATACATASSC’) aveva un problema con la maniglia e con la serratura. Chiusa a chiave la si riusciva ad aprire solo dall’esterno (almeno, per fortuna). Esco a fumare una sigaretta e dopo poco mi raggiunge Giuseppe. Una folata di vento. Sbam! Porta chiusa. “Mica tieni ‘e chiavi?”. “Moh! le chiavi… eeeh, stanno dendro”. Due bestie fuori e due all’interno. Non un grosso problema, fino a quel momento. Proviamo ad aprire, magari una volta ci si riesce. Niente da fare. “Gigi esci sul retro e portami le chiavi”. Esco dalla corte, faccio il giro della casa e arrivo sul retro. Premessa: il giardino nascosto era lasciato alla natura, l’erba ti arrivava alle ascelle e Luigi era poco più che in pigiama.
“Sto con le pantofole. Te le lancio”.
Riesco ad immaginare tre tipi di lanci lunghi:
1. Il lancio di sicurezza – dal basso, mano a cuppetiello, traiettoria a parabola curva. Parte da mezzo le cosce del lanciatore e piove direttamente nelle mani di chi riceve (o immediatamente avanti). Un lancio per donnicciole, tanto poco virile che i peli ti si incarniscono al solo pensiero.
2. Il lancio da rugbista – per lanciatori esperti. Si lavora di bicipite e tricipite. Veloce, parabola piatta. Bisogna avere cuore e occhi buoni. Fa innamorare le donne.
3. Poi c’è il lancio major league – il più odiato dai professionisti del cricket in Bangladesh, dove chi lancia vuole spaccarti la faccia e chi riceve o è babe ruth o è un napoletano dei quartieri.
Topograficamente il quadro era questo: casa || scale (e gigi sulle scale) || giardino || staccionata || strada (e io) || parapetto || dirupo || selva oscura e impenetrabile.
Che lancio ragazzi. Che lancio!
Non potevamo certo utilizzare la porta posteriore. Una volta si, due volte pure. Ma tutti i giorni… il giardino, oltre che impraticabile, era recintato. Dovevi poi uscire di casa con stivali e machete tutte le volte. L’unica era recuperare le chiavi.
Per non tirarla lunga, tra le fronne riusciamo ad intravedere questo cerchio giallo, il portachiavi. Localizzato cerchiamo un modo per raggiungerlo. Fisicamente non si poteva arrivare fin laggiù. Pendenza oltre il limite d’equilibrio e vegetazione fittissima. 4 mazze di scopa, nastro isolante, coltello multiuso. Antonello. Antonello teneva una calamita, tanto piccola quanto potente. Ad un estremità io nel vuoto e coi ragazzi che mi tengono; all’altra il coltellino svizzero ed una calamita. Agganciamo le chiavi e con movimenti accortissimi (provate a controllare un’asta di legno di circa 4 metri e mezzo) riusciamo a tirarle su senza farle staccare.
É stata con buona probabilità l’esperienza più eccitante di quei 30 giorni.
273%, dico.
Anche quella di musicraiser è stata un’esperienza molto eccitante.
Avremo modo di ricompensare e ringraziare tutti. Non abbiate paura
Come è nata l’idea per il video di “La Macchina Trasversale”?
C’è un verso di una vostra canzone in cui vi riconoscete maggiormente e perché?
Registrando gli arrangiamenti della “macchina” e prendendo atto della veste da sceriffo che involontariamente stava assumendo il brano, l’idea è partita come una biglia impazzita. Nessuno di noi ha avuto la bontà d’animo (coraggio o lucidità, bah, chi lo sa) di asserire quanto l’idea fosse impraticabile. Non si sono tirati indietro nemmeno Gennaro Visciano e Simone Montella che poi hanno deciso di realizzare il video.
Gli arrangiamenti li abbiamo moderati in seguito. Il video no, l’abbiamo esasperato. E’ stato divertentissimo.
Un verso di una canzone in cui ci riconosciamo? Davvero, non saprei quale. Piuttosto, riconosceteci voi. Siamo curiosi e può essere divertente.
Quali sono i vostri punti di riferimento artistici, magari non solo a livello musicale, ma più generale?
Sogni nel cassetto per il futuro a lungo termine, oltre che i progetti live più a breve termine?
Ognuno di noi ha i suoi punti di riferimento. Ora non saprei come riassumerli tutti. E’ un condensato etico che non riesco a preparare. So però che a tutti noi piace mangiare e bere in compagnia e so che questo ci influenza molto più che tante altre cose. Forse sarebbe opportuno parlare di una tavola imbandita… o solo attorno ad una tavola imbandita.
Speriamo di arrivare sani e salvi alla fine di questa tournee. Essì, questo sarebbe un sogno.
Quanto riguarda i prossimi concerti potete collegarvi alla nostra pagina fan su Facebook per essere sempre aggiornati. Date imminenti? Per questa seconda metà di novembre e sul mese di dicembre siamo messi così:
21 novembre: Nuove Officine Generali, Cassino
22 novembre: Le Mura, Roma
23 novembre: Club 33 giri, Caserta
5 dicembre: Ferro 3, Scafati
7 dicembre: Fuori Orario, Bagnoli
10 dicembre: Cacio e pere, Siena
11 dicembre: L’alternativa, Pisa
12 dicembre: Free Ride, Perugia
13 dicembre: Magazzino 3, Benevento
18 dicembre: Il Sorbetto, Oratino
19 dicembre: ASA, Atri
20 dicembre: Fictio Club, Chieti
21 dicembre: Tolleranza Zero, Foggia
A Natale poi si riposa e si mangia tanto. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
20 novembre 2014
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