“Chiudere la partita dei finanziamenti per la ricostruzione dei comuni della Valle del Belice distrutti dal terremoto”. Questa la richiesta dei 21 sindaci dei paesi investiti dal sisma del Belice del 14 gennaio 1968, che si sono presentatati di fronte alla Camera dei Deputati con una fiaccola per “chiedere che si faccia luce sulla realtà della ricostruzione che non si è ancora conclusa”.
A 42 anni dal sisma del 14 gennaio 1968, tornano di attualità i danni subiti dai comuni compresi nel triangolo Agrigento-Trapani-Palermo.
In ballo ci sono qualcosa come 533 milioni di euro, 400 destinati all’edilizia privata e 133 per l’urbanizzazione e il completamento delle opere pubbliche.
“Siamo riusciti a portare nuovamente l’attenzione sulla ricostruzione del Belice, dopo che il Governo di Centrodestra aveva cancellato i fondi destinati alla ricostruzione” dice Franco Santoro, sindaco di Santa Margherita Belice. “Al Governo chiediamo semplicemente di rispettare i patti, di mantenere gli impegni presi dallo Stato italiano con le popolazioni interessate nel 2006”.
La fiaccolata dei sindaci dei comuni del Belice ha “incrociato” lo shopping del presidente della Camera Gianfranco Fini che, dopo l’incontro a pranzo con il presidente del Consiglio, e la chiusura dei lavori dell’assemblea di Montecitorio, si è concesso una pausa per una passeggiata. Il presidente della Camera ascolta le richieste della delegazione e poi osserva: “state sollecitando un decreto attuativo per lo stanziamento dei finanziamenti. Allora non è qui che dovete manifestare. Dovete andare un po’ più là”, aggiunge con un sorriso indicando Palazzo Chigi. Lo scambio di battute si è concluso con la proposta dei sindaci di trasmettere al presidente della Camera un dossier sulla ricostruzione, sui lavori da completare e sulle risorse necessarie.