Lo sapevate che da una comunissima sega si può ricavare uno strumento musicale capace di riprodurre un suono soave? Io no, ma l’ho scoperto ieri sera assistendo al live di Adam Evald al Cantunera di Licata. Come accade ormai da alcuni lunedì, ieri si è svolto l’appuntamento con la rassegna #mONdayLive, che di settimana in settimana sta conducendo nel locale sito nel centro storico licatese artisti da ogni parte del mondo.
Ieri è stata la volta del cantante svedese Adam Evald, un po’ pop, un po’ classico, un mix di suoni che ha piacevolmente intrattenuto il pubblico presente. Insieme a lui Samuel Lundström, che oltre a deliziare i presenti con la musica proveniente dal suo violino, per alcuni brani ha sostituito il più consueto strumento con uno meno conosciuto, la sega musicale appunto; pare essere abbastanza diffusa in Svezia, e chissà che non prenda piede anche dalle nostre parti.
Un suono ancestrale con uno stile prettamente pop: il risultato crea suggestioni e melodie tra il surreale e il fantastico, in certi tratti ci si trova in dei boschi abitati da fate, folletti e creature fiabesche, il altri il suono si fa più seducente e ammaliante, in altri ancora emerge una grande dolcezza.
Insieme ai due musicisti è arrivata a Licata l’artista Masha Bender, manager di Adam, ma anche fotografa: al Cantunera porta gli scatti realizzati durante il tour internazionale svolto insieme lo scorso anno: le foto ritraggono momenti di vita quotidiana, paesaggi, gente comune e lo stesso musicista; istantanee scattate in tre continenti diversi che però sembrano avere un filo comune che li unisca; degli scatti talmente ben incastonati nella location licatese che i proprietari del locale hanno deciso di acquistarli e allestire una mostra permanente all’interno del locale.
Prima dell’esibizione abbiamo avuto modo di conoscere Adam Evald e i suoi compagni di viaggio; con lui è nata una bella chiaccherata.
Adam, quando hai capito che avresti fatto il cantante?
“Io penso che non sia stata una scelta ma piuttosto qualcosa che è accaduto, in modo spontaneo. Circa quindici anni fa, quando ho iniziato a fare musica, non avevo ancora un ruolo ben definito, io suonavo la chitarra ma non c’era nessuno in quel gruppo che veramente sapeva cantare; avendo iniziato a scrivere canzoni mi sono ritrovato così a dover essere io successivamente a ricoprire questo ruolo, ma solo dopo alcuni anni, ho capito che cosa significa essere veramente un cantante. All’inizio infatti andava abbastanza male: facevamo rock’n’roll e non avevamo un bel suono, anche perché per cantare certe canzoni a volte mi sforzavo di gridare, ma poi ho deciso di avvicinarmi al piano e da lì è nato il progetto musicale che sentivo più mio, soprattutto a livello di voce.”
Nelle tue canzoni emerge una forte influenza della musica classica
“Si, assolutamente, quando ho iniziato a fare musica, il rock’n roll era il genere al quale facevamo riferimento, ma in un secondo momento, come spiegavo prima, è nata in me una nuova esigenza artistica e la musica classica ha avuto una grande rilevanza: mi piaceva l’idea di come in un’orchestra così tanti strumenti si potessero intrecciare all’interno di un brano e; per le mie canzoni ho quindi pensato ad un arrangiamento che non fosse quello solito o standard fatto dalla chitarra elettrica, o dal basso o dalla batteria, ma ho preferito un suono che nascesse dal contrabbasso, dal violoncello, dal violino e dal piano da unire alla mia voce. Questo esperimento musicale mi è piaciuto sin da subito, soprattutto rapportato alla musica pop, non mi limita ma mi permette di suonare ovunque, anche nei night club.”
Con quale artista famoso ti piacerebbe fare un duetto?
“Il mio artista favorito sin da quando ero piccolo è Jim Morrison, quindi putroppo non credo sia possibile; ma tra gli altri artisti internazionali che apprezzo molto e con cui farei volentieri un duetto c’è sicuramente Bjork, e poi con il cantante Antony di Antony and The Jonhsons, ha una voce incredibile e sarebbe bellissimo poter cantare qualcosa insieme.”
Qual è la cosa più bella che ti è successa durante questo tour in Italia?
“Mi è piaciuto ogni viaggio, ogni tappa e ogni posto, dalle grandi città a quelle piccole: le persone, il design, l’architettura; non ho mai visto opere architettoniche in quantità così numerosa e allo stesso tempo di così alta qualità.”
È il primo tour che fai in Italia?
“No, è il secondo, ma questo è sicuramente il più “serio”, con più date e per un periodo più lungo. La cosa più bella comunque credo sia il senso di ospitalità che ho trovato in ogni posto, l’affetto, la gentilezza, ho avuto modo di conoscere delle splendide persone e di fare nuove amicizie; e poi il cibo, i paesaggi. Ogni volta che mi fermavo in una città pensavo di essere nel luogo più bello e invece al viaggio successivo dovevo ricredermi perchè succedevano altrettante cose belle da vivere; non c’è un posto migliore perché in ognuno di essi mi sono trovato veramente bene.”
Il tuo primo album “Love Knuckles Peace Dove” è uscito nel novembre del 2015, quali sono le sensazioni che ti sono rimaste impresse del periodo della registrazione?
“Registrare è stato un po’ come scrivere un diario, ogni canzone si incastonava perfettamente in quel progetto musicale, ogni pezzo ha composto il quadro finale, ogni traccia si lega all’altra, ed è stato molto emozionante vederlo nascere. Sono brani che raccontano storie; volevo essere meno commerciale possibile, e ancora oggi, a distanza di un anno circa, quando suono quelle canzoni nelle mie esibizioni live continuo ad emozionarmi. Da alcuni mesi sto anche iniziando a lavorare al nuovo disco che credo uscirà il prossimo inverno , a due anni esatti dal primo.”
Come saranno le canzoni che comporranno il nuovo album?
“Saranno canzoni che nasceranno sempre dalle emozioni, magari da un libro o una poesia che ho letto: anche una singola frase di un libro intero può essere d’ispirazione. Per questo secondo album voglio fare un lavoro ancora migliore rispetto al primo, sono un perfezionista e voglio andare sempre più a fondo, fare del mio meglio e dare il massimo. Quello che più mi auguro è che la gente prenda il mio cd e dica: “Questo è un bel cd!””
I testi delle tue canzoni sono quindi ispirati alla tua vita?
“Si, penso che non potrei scrivere dei testi senza lasciarmi ispirare da quello che mi accade: ci sono talmente tante cose che accadono attorno a me, tante persone che incontro o che conosco, tante giornate diverse l’una dall’altra anche solo per dei particolari. Ogni giorno può succedere qualcosa di interessante e da quella storia interessante può nascere una canzone.” » Angela Amoroso
14 marzo 2017
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