Libri, Savatteri e “Il delitto di Kolymbetra”

Libri, Savatteri e “Il delitto di Kolymbetra”

Torna nella forma del romanzo un’indagine di Saverio Lamanna. Dopo tanti racconti pubblicati in raccolte di gialli da Sellerio e dopo la prima, ben riuscita prova de “La fabbrica delle stelle” dove insieme al fido Piccionello si era spinto fino a Venezia, adesso torna in Sicilia nella Valle dei Templi.
Dovrà indagare sull’omicidio del famoso archeologo Demetrio Alù, trovato ucciso nel giardino della Kolymbetra, il luogo paradisiaco, il più fresco creato dai Greci nella Valle dei Templi di Agrigento.
Un delitto inspiegabile, consumato tra mandorli, rovine e ulivi saraceni, sotto lo sguardo indifferente del Tempio dei Dioscuri. La morte di Alù scuote la comunità di studiosi riunita ad Agrigento per risolvere un interrogativo vecchio di secoli, il grande mistero di Akragas: dove scavare per trovare l’antico teatro sepolto mai venuto alla luce?
Saverio Lamanna, giornalista navigato, già portavoce del sottosegretario degli Interni, da tempo ha deciso di ritirarsi a Màkari, per non farsi contaminare dal resto del mondo, ma il destino lo pone sempre al centro di intrighi da dipanare.
Irriverente, indisponente, anche un poco stronzo, specie con chi cerca di stargli vicino, non sa rinunciare al gusto della battuta: costi quel che costi.
Lamanna si trova ad Agrigento con l’amico Peppe Piccionello che a sua volta deve risolvere una piccola faccenda familiare: rintracciare una giovane parente misteriosamente scomparsa insieme al marito. Una storia che sa di mafia nel mezzo di una vicenda che rimanda alla Magna Grecia.
Un intrecciarsi di vicende e ambientazioni che rappresenta idealmente la Sicilia e le sue contraddizioni secolari.
Ad Agrigento si ritrova anche Suleima, donna di Lamanna, architetta a Milano, accompagnata da un “ostrogoto”, titolare dello studio dove lavora.
Nei libri gialli spesso il protagonista è affiancato da un assistente ingombrante ma mai una spalla, da Watson a Catarella, è mai stata tanto surreale, iperrealista al limite del grottesco. Gaetano Savatteri è riuscito nella difficile impresa di ideare un protagonista srrepitoso e di mettergli accanto un altro protagonista di pari valore. Non è un assistente, non è un maresciallo: no, è di più è un complice, in Sicilia si direbbe un  “compare”.
Piccionello ha un outfit di dubbio gusto, infradito  e  magliette dadaiste, vanta una schiera di nipoti che cercano di traghettarlo nel terzo millennio, insieme a tutta la Sicilia.
Savatteri utilizza ancora una volta un romanzo giallo per fare una cronaca diretta della Sicilia. Accende i riflettori sugli aspetti più deteriori ma non dimentica di citare FARM Cultural Park e quanto altro di buono si può trovare in Sicilia.
Un umorismo martellante, fatto di battute e controsensi dal ritmo sincopato che demoliscono per sfinimento tutti i luoghi comuni sulla Sicilia.
L’indagine si svolge lungo un crescendo di colpi di scena ed è capace di mantenere un ritmo accattivante.
Durante la quale neanche per un minuto smettono di essere irriverenti e appassionati, con un atteggiamento disincantato nei confronti della realtà, come solo i Siciliani sanno essere, consapevoli che le sole armi di cui dispongono, l’intelligenza e l’ironia, someggeranno la stupidità dilagante. » red
5 dicembre 2018


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