L’Edipo a Colono di Sofocle diretto da Yannis Kokkos, in calendario fino al 24 giugno, ha conquistato il pubblico, giunto numeroso, al Teatro Greco di Siracusa.
Se l’Eracle poggia la sua forza sulla regia, questa rappresentazione deve il proprio successo all’interpretazione straordinaria di un cast di grandissimo livello.
Se quella di Emma Dante è una lettura moderna, l’interpretazione di Kokkos è un trionfo della classicità. Essenziale, novecentesca, praticamente in bianco e nero. Un uso soltanto evocativo delle scene, seppur grandiose. Una torretta di sorveglianza (di una frontiera? di un lager?) è messa di lato, accanto ad un filo spinato, come monito: muta rappresentazione di un punto di vista sull’accoglienza. Anche i costumi sono novecenteschi.
Ma tutto, alla fine, serve per esaltare la prova d’attore di tutti gli interpreti.
Massimo De Francovich (Edipo) entra in scena vecchio, cieco, mendicante, giunge straniero in terra straniera, presso il bosco sacro di Colono, per concludere la sua vita, come predettogli dall’oracolo, che ha segnato tutta la sua esistenza.
Edipo è un personaggio che mostra vari aspetti dal dimesso al vendicativo, dall’amorevole genitore a quello impietoso. Un crescendo esaltato dalle doti e dall’esperienza di De Francovich.
Accanto a lui non si possono non notare l’interpretazione di Roberta Caronia, una struggente Antigone, che è gli occhi di Edipo.
Sebastiano Lo Monaco, in un impermeabile nero, sottolinea la modernità del testo classico sui temi dell’accoglienza e della sacralità del diritto. La sua interpretazione di Teseo, da manuale, risulta efficace, godibile.
Ottima la scelta di mettere in scena due interpretazioni tanto diverse tra loro di due drammi classici, per dare agli spettatori la possibilità di confrontare come ogni approccio può esaltare uno dei tanti aspetti di cui si compone un grande spettacolo. » Francesco Lauricella
14 maggio 2018
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