Il food ha ormai invaso tutti i palinsesti delle tv. Difficilmente accendendo la Tv, in un qualsiasi orario, potrete evitare di imbattervi in qualcuno ai fornelli, o che sta facendo la spesa oppure che sta assaggiando qualcosa.
E oramai sono tanti i canali monotematici: che trasmettono programmi dedicati al cibo, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Quella per il cibo è diventata una vera e propria ossessione catodica.
Era inevitabile che in questo bailamme ci fosse qualche programma di troppo. Fra i canali all food uno degli ultimi arrivati è FoodNetwork, canale 33 del digitale terrestre. Trasmette per lo più programmi prodotti negli USA, sottotitolati in italiano. Nessuno degno di nota, sarà per questioni di gusti: gli americani sono attratti dallo junk food e dalle king size e i loro programmi sono una celebrazioni del tanto, del troppo. Distanti anni luce dalla raffinata eleganza di Julia Child, che salutava i telespettatori con il suo inconfondibile “bon appétit”.
Fra i programmi più presenti sul canale FoodNetwork, trionfa Man Vs food, presentato come la sempiterna (!?!) sfida tra uomo e cibo. Da quando il cibo è nemico dell’uomo?
In ogni puntata Adam Richman, un ragazzone sovrappeso, si reca in una città per scoprire le porzioni più abbondanti che si possano immaginare e i prodotti più piccanti che possano mettere a dura prova la salute umana.
Lui si sente un esploratore, una sorta di Cristoforo Colombo, un novello Marco Polo. Ma credo che abbia frainteso lo spirito degli esploratori italiani.
Va in giro per la città alla ricerca dei cibi più piccanti e le porzioni più grandi. Ingolla qualsiasi cosa, non lesina versi di approvazione, e non si vergogna di mostrarsi con il volto sporco e le mani unte.
Dopo questo “antipasto”, punta dritto ad un locale che ha lanciato una sfida ai propri clienti. Le sfide finali consistono, in genere, nel mangiare piatti salati o dolci di dimensioni esagerate, o piatti estremamente piccanti e conditi esageratamente. Le porzioni, di solito, sono quelle che sarebbero servite per un intero tavolo (5 o 6 pozioni abbondanti) e che il locale sfida un singolo cliente ad ingurgitare, da solo, entro un tempo limite. Il premio consiste, di solito, nel non pagare il conto, in una t shirt ma soprattutto nel veder inserito il proprio nome, con tanto di foto, nella hall of fame del ristorante. Come resistere a tanto?
I ristoratoti prima di servire la mega portata fanno firmare una liberatoria, in cui senza troppi giri di parole, si da dello stupido a chi ha accettato la sfida.
Almeno un paio di camerieri portano al tavolo del conduttore il cibo che pesa fra i 3 ed i 5 chili. Parte il cronometro, il conduttore comincia a mangiare e pare apprezzare il cibo, riesce anche a descrivere cosa sta mangiando. Dopo qualche minuto, con gli occhi rossi, la barba unta, la pancia gonfia e le mani sporche di salsa comincia ad averne abbastanza. A metà della sfida comincia a sudare. Il pubblico alle spalle lo incita e allora continua eroicamente.
Si gasa, la sfida va avanti, il trucco comincia a sciogliersi. Adesso sul volto appaiono i primi sintomi di un malore imminente. A volte Richman è costretto ad arrendersi al cibo, ma spesso riesce a completare la sfida mandando in visibilio i clienti presenti. La trasmissione termina con i clienti che gli pongono delle domande, come se si trattasse della conferenza stampa di un atleta che ha completato un’eroica impresa sportiva. Anche se lui all’inizio di ogni episodio ci tiene a precisare di non essere un “mangiatore sportivo”.
La sua sarebbe una fame inestinguibile, accompagnata da una famelica voglia di vincere che lo porta a mangiare i piatti più giganti, abbondanti che una mente sadomaso possa ideare.
Innegabile che ci sia anche una buona dose di autolesionismo che accompagna anche gli spettatori. Il programma c’entra veramente poco con il cibo, il riferimento culturale è quello delle sfide bislacche e assurde di “Kenny Vs Spenny”. » Francesco Lauricella
12 ottobre 2017
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