“Il cibo dei pescatori è forte, salato, nutriente… ed è anche un lungo viaggio, iniziato quasi per caso nel 2004, un viaggio che mi ha portato a scoprire un mondo per me nuovo che si apre un poco di più ad ogni incontro, come una conchiglia restia a mostrate la sua perla”.
Così il fotografo piemontese Davide Dutto spiega come è nato il suo reportage sui pescatori che lo ha portato da Licata a Tripoli, passando per Malta, seguendo l’andata ed il ritorno dei tonni.
Parte di questo lavoro sarà in mostra dal 3 all’8 maggio a Licata presso il Chiostro San Francesco di Corso Vittorio Emanuele.
“La pesca non è un gioco, un passatempo, un’attività bucolica. La pesca è sacrificio, lotta, sudore, astuzia. É una battaglia, contro altre flotte, contro altre nazioni, contro il mare e le leggi sempre più pressanti dell’Unione Europea. Finiti i tempi romantici della mattanza di Visconti, la tonnara al cenciolo non lascia scampo: una grande rete accerchia il branco e, chiuso il fondo non c’è via di uscita”.
Un racconto toccante che attraverso immagini in bianco e nero restituiscono a pieno la dura vita dei pescatori.
“Una volta i banchi di tonno incontravano poche barche, cariche di pescatori pronti ad impegnarsi in una lotta corpo a corpo con il pesce, per portare a casa la carne per il sostentamento familiare. Ma questo era prima che i Giapponesi scoprissero il Mediterraneo, questo era quando la mattanza non era un evento turistico, ma una disperata necessità”.
“Dopo la depredazione del mare e dopo il tentativo di porre rimedio da parte dell’Unione Europea, ciò che resta della tonnara è un’industria provata, ambigua e dal futuro incerto. Barche “di lusso” comprate con i fondi europei per incrementare un certo tipo di pesca sono ora ancorate ai porti, senza licenza. Politiche internazionali, grandi industrie…e le vite di chi col tonno, col mare ha sempre vissuto”.
Davide Dutto vive in Piemonte dove è nato nel 1961. Fotografo professionista dal 1982, si muove in bilico tra arte e mestiere attraverso tutti i territori della fotografia. Oggi il suo lavoro si snoda nel tentativo di trasferire emozioni, quasi volesse, con uno scatto, con un semplice clic, rubare l’anima ai suoi soggetti per poi restituirla attraverso le immagini. Fotografie che raccontano luoghi fisici e dell’anima, dove speso l’occhio s’intreccia con la vita.
Così nascono libri come “Istantanee”, ritratto di un’azienda attraverso i volti dei suoi operai; il “Gambero Nero”, la vita quotidiana dei detenuti all’interno di un carcere con un occhio particolare sul cibo e “Segnali di tempo”, percorso visivo tra le antiche meridiane del Piemonte. Fra le sue ultime pubblicazioni “Per le scale di Sicilia” il libro dello chef due stelle Michelin Pino Cuttaia, con i racconti di Francesco Lauricella, che sarà presentato domenica 8 maggio alle ore 18,30 in occasione del finissage della mostra. » red
1 maggio 2016
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