Musica, Folco Orselli ci racconta la sua Milano

Musica, Folco Orselli ci racconta la sua Milano

Venerdì 29 gennaio, il cantautore milanese Folco Orselli si esibirà sul palco del Teatro Zelig Cabaret di Milano (Viale Monza 140 – inizio spettacolo ore 21,00 – per info e biglietti: www.areazelig.it) in “Storie e canzoni blues da MilanoBabilonia”.
Con l’occasione, l’artista presenterà il suo nuovo e quinto album “Outside is my side”, co-prodotto da Folco Orselli insieme a Gino & Michele.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui per capire meglio la sua carriera e il suo approccio non solo alla musica, ma alla vita in generale.

Chi è Folco Orselli e come si descrivebbe a chi non conosce ancora la sua musica?

Folco Orselli è un milanese cresciuto nelle nebbie milanesi ma anche nelle poesie milanesi, perché Milano va cercata, va trovata, è una bella donna… già da piccolo la cercavo giocando a pallone; sono nato vicino alla Stazione Centrale. A quindici anni il pallone si è trasformato in una chitarra e ho cominciato a scrivere canzoni, mi è piaciuto il blues, ho cominciato a cucinare le mie canzoni, prima con pessimi risultati, poi piano piano ho trovato il modo di raccontare delle cose alla mia maniera. Ho fatto dei casini, mi sono scorticato, ricucito, messo a posto e con tutte le mie cicatrici, fisiche e allegoriche, cerco di raccontare quello che mi è successo nel modo più sincero possibile.

“Milano è madre, ma non mi dà pace”, “Outside is my side” ma sempre a Milano oppure in un luogo esterno a Milano?
Milano per me è madre, matrigna, patrigna… è uno specchio in cui mi specchio, in una moltitudine di una metropoli con i suoi pregi e i suoi difetti. Mi serve come confronto: mi è sempre piaciuta questa città femminile, un po’ discreta, con tutti i suoi contrari. “Outside is my side” invece perché gli outsider per me sono il contrario degli insider, questo periodo storico gli insider hanno preso possesso del mondo produttivo che è già un’allegoria: i produttori non esistono più in Italia, i discografici vivacchiano su quello che già avevano e poi cercano di produrre questioni che già vengono promosse prima con pessimi risultati artistici. Siamo arrivati a una barbarie allucinante in questi talent: ci sono persone che cantano bene, ma nessun bisogno o urgenza di comunicare niente a nessuno perché non scrivono, non fanno nulla, poverini. Se questo è il mondo degli insider, allora “outside si my side”: fuori da questa cosa c’è tutto un altro mondo. È una concezione che si può applicare a tutto il resto, in qualsiasi professione e non solo nell’arte: il vinificatore che fa mille bottiglie e non diecimila, puntando sulla qualità… quello per me è un outsider!
È un periodo in cui si deve fare “outsiding” e magari si scopre che siamo in tanti e potremmo fare massa critica contro chi ci continua a proporre cose fatte male. L’amore per le cose fatte bene secondo me ci salverà!

Com’è l’esperienza con “Passati col rosso”?

Gino e Michele sono coproduttori esecutivi del mio disco; loro stanno portando in scena i loro quarant’anni di carriera, che è passato attraverso aver scritto per Paolo Rossi, hanno scritto su Cuore, Smemoranda… Per la prima volta invece di stare dietro le quinte hanno voluto stare sul palco a leggere perché fondamentalmente è un reading, con me e Vincenzo Messina (produttore artistico del mio disco) che gli abbiamo musicato tutte queste letture. Molto interessante: si ride in modo intelligente, si sorride, c’è la satira, c’è la comicità pura… c’è quel mondo milanese che un po’ tra cantautori e comici è la nostra storia! È stato interessante vedere come loro per la prima volta si trovino “dall’altra parte”: sono mestieri molto diversi perché entrano in gioco emotività completamente diverse, però se la sono cavati benissimo e sono molto contento di farne parte. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
28 gennaio 2016



facebook.com/Folco-Orselli-official

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