Musica, Alla scoperta degli Amarcord e del loro album “Vittoria”

Musica, Alla scoperta degli Amarcord e del loro album “Vittoria”

La band formata da questi cinque ragazzi di Firenze ha un nome che rimanda ad una dimensione un po’ onirica e la loro musica, con la loro grinta e la loro determinazione, dimostra quanto l’impegno possa far sì che i sogni, piano piano, diventino realtà.
Oggi 26 gennaio esce il loro album “Vittoria” e noi abbiamo voluto farveli conoscere meglio facendo loro qualche domanda, a cui ha risposto il cantante, Francesco Mucè.

Chi sono gli Amarcord e come vi descrivereste a chi ancora non ha sentito la vostra musica?
Gli Amarcord sono 5 ragazzi fiorentini che tra di loro hanno in comune una grandissima passione musicale e poco altro. Sono un concentrato di contrasti e incastri che, molte volte, spiazzano persino noi. Sono un punto d’incontro che si sposta ogni volta che si sente di averlo afferrato.
Questa scomodità crea movimento ed un’evoluzione costante che si riversa nella musica e nelle canzoni che sono scritte in italiano perché possano essere capite e ricantate insieme.

Come nascono le vostre canzoni?
Le nostre canzoni subiscono varie fasi di lavorazione. Tutto parte dai due autori che hanno scritto le canzoni dell’album, Marco e Francesco. Ogni canzone viene prima scritta da ciascuno e poi portata al gruppo, magari completandola insieme, ma già solida nella struttura. Non tutte le canzoni che vengono scritte sono considerate buone per il progetto Amarcord e quindi, in qualche modo, viene fatta una selezione. Si ricerca una scrittura da gruppo e quindi un testo metrico che non sovrasti la musica con un fiume di parole, cosa a cui però, ogni tanto, ci lasciamo andare.
Superata questa prima fase, per la canzone, arriva il momento più denso e condiviso che è quello di essere arrangiata. E’ un lavoro di artigianato: come sarti cerchiamo di fare un vestito. La cosa che rende interessante il processo è che questo avviene, ogni volta, in modo imprevedibile. Non abbiamo un approccio standardizzato, una volta si parte dalla manica mentre altre dal colletto. Lo spunto che convince tutti può arrivare da ogni parte e si impara sempre qualcosa di nuovo. Se non viene si continua a cercare finché tutti non sono convinti. Confessiamo che questo a volte può generare qualche tensione.

Qualche aneddoto del dietro le quinte della registrazione del vostro disco “Vittoria”?
Le sessioni di registrazione sono avvenute alla presenza del mare di Follonica, nella sua veste autunnale, visto dal terrazzo di un appartamento al quarto piano su cui facevamo colazione. Molti aneddoti sono legati alla convivenza di quel periodo, dai risvegli mattutini alle serate a strimpellare con la chitarra o in giro per una Follonica deserta. Sono rimasti celebri un bagno fatto nel mare d’ottobre, la pasta in bianco di Giovanni (che non mangia altro), le serate a guardare Boris in streaming insieme, le playlist trash o sofisticate di Riccardo che faceva avanti e indietro da Firenze e i libri dell’università di Marco, mai letti, ma sempre portati, che “tanto il tempo di studiare lo trovo”. L’aneddoto che batte tutti, però, riguarda Gabriele in versione master chef che è riuscito a trasformare una marmellate di scalogno in un rocciosissimo minerale in un’operazione opposta a quella di nostro Signore Gesù Cristo, tutto sotto la supervisione di Francesco e la sua ossessione della sveglia presto.

Quali le vostre ispirazioni e le vostre influenze principali?
Ce ne sono molte internazionali e italiane. Per la prima categoria ci siamo sempre interessati alla musicalità dei primi Coldplay, la cerebralità e la libertà sofferta dei Radiohead, le batterie dei The National, l’elettronica di Apparat e John Hopkins, la psichedelia dei Tame Impala e degli MGMT. Per la seconda categoria siamo molto appassionati ai Baustelle, ci sono all’interno del nostro album dei richiami ad alcune loro canzoni. Poi bisogna dire che siamo cresciuti con i gruppi che passavano da Mtv, il canale più seguito di allora, e ci colpivano i Negrita, i primissimi Negramaro, i Subsonica; siamo sempre stati molto interessati ai progetti che riuscivano ad arrivare al grande pubblico mantenendo una coerenza e un’identità artistica tale da rinnovare il panorama nazionalpopolare. Bisogna dire che il crollo del mondo discografico ha reso questo meccanismo sempre più difficile e le politiche miopi delle major hanno peggiorato la situazione (Ennio Morricone arrangiò “Sapore di sale”: una volta interessava che la cultura nazionalpopolare non fosse spazzatura). Ultimamente abbiamo apprezzato il lavoro di Thegiornalisti e siamo andati al concerto di Fabi Silvestri Gazzè, abbiamo cantato Calcutta ed elogiato Die, l’ultimo di Iosonouncane. Ci interessa tutto ciò che di bello succede nella scena italiana insomma, dal cantautorato (Vasco Brondi, Dente) ai gruppi come i Verdena (di cui una parte di noi si è propria nutrita), e il pop d’autore. E infine c’è il passato, l’eredità culturale dei nostri genitori, i grandi classici del cantautorato e le canzonette nazional popolari degli anni sessanta. Si può dire che il nostro album è un omaggio a tutti questi innamoramenti. » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
26 gennaio 2016

Per non perdere d’occhio le loro evoluzioni artistiche facebook.com/amarcordfirenze
Il video del singolo “Vittoria”

Comments are closed.