Musica, “L’ultimo giorno di sole” di Faletti: quattro domande a Chiara Buratti

Musica, “L’ultimo giorno di sole” di Faletti: quattro domande a Chiara Buratti

Lo spettacolo “L’ultimo giorno di sole” è stato scritto da Giorgio Faletti per l’attrice Chiara Buratti.
Formato da sette monologhi e otto canzoni inedite, di cui il grande artista astigiano avrebbe dovuto essere anche il regista, lo spettacolo può essere definito un “romanzo a teatro”. Giorgio Faletti ha voluto smontare le liturgie, spezzarle e poi ricostruirle, perché non si accontentava di inventare storie, voleva anche creare nuovi mondi, abbattere le barriere, invertire i sensi di marcia.
L’album “L’Ultimo Giorno di Sole” (Orlantibor / NAR International) con i testi inediti e le musiche del grande Giorgio Faletti (scomparso lo scorso luglio), interpretati dall’attrice Chiara Buratti, cara amica dello scrittore-autore, e arrangiati da Andrea Mirò è disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e sulle piattaforme streaming.
L’album è composto da nove brani descrivibili come “racconti nel racconto”, nove affreschi indipendenti che, oltre a restituire il talento narrativo di Giorgio Faletti, svelano anche la varietà delle sue influenze musicali e dei suoi ascolti.
Il 4 luglio al Teatro Alfieri di Asti ha debuttato l’omonimo spettacolo di musica e parole, con protagonista la stessa Chiara Buratti.

Chi è Chiara Buratti e come si descriverebbe a chi non la conosce ancora?

Dunque… oh, che bella domanda! Sono una persona che vive cercando, quindi continuo a fare domande, da un lato desidero ricevere delle risposte, dall’altro mi aspetto di averne solo per fare altre domande. Faccio fatica ancora a definirmi “artista” perché lo reputo ancora un termine per qualcuno di più “alto” di me, però sono una persona molto curiosa, onnivora, che non si sente mai appagata da quello che ha intorno: sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli, di nuove letture, di nuovi viaggi… poi le letture sono un po’ dei viaggi con la mente, quindi… Diciamo che sono una persona sempre in viaggio!

Cosa può dirci del suo percorso come giornalista?
Proprio per questo desiderio di conoscere e di percorrere strade nuove, mi sono accorta che facendo teatro e cercando di analizzare i personaggi, andando a fondo e senza giudicare mai, perché questa un po’ è la strada che dovrebbe percorrere l’attore: scavare nel personaggio, indagare la sua storia e inventare mondi attorno al personaggio, perché a volte sei tu che devi inventarteli… e non giudicarlo mai. Mi sono accorta, così, che quando conducevo per Rai Scuola, presentavo dei festival e dovevo prepararmi delle interviste a personaggi ospiti, facevo un po’ lo stesso percorso: dovevo andar a fondo del personaggio, capirne pregi e difetti senza mai giudicarlo e così ho cominciato ad appassionarmi anche alla strada della conduzione, che in fondo è un po’ un gioco di ruolo anche quello! Rimani te stesso, però allo stesso tempo interpreti comunque un ruolo! Ho portato quindi avanti queste due strade: continuando a fare interviste, mi è stato poi chiesto e ho sentito l’esigenza di evolvermi, anche perché per fare alcune interviste era necessario avere il tesserino da giornalista. Sono andata avanti a lavorare, ho lavorato per alcuni siti per riuscire a diventare giornalista e quindi adesso posso ovviamente fare interviste diverse, mi mandano a fare anche servizi di un certo livello, cosw che prima da semplice conduttrice non potevo fare! Sono andata ad Auschwitz a fine gennaio per la giornata della memoria, sono andata il 23 maggio, per la giornata della legalità a Palermo, sto portando avanti entrambi questi percorsi che come dicevo hanno però un filo rosso che li lega, quello della conduzione, del giornalismo e della recitazione.

Come si è approcciata a “L’Ultimo giorno di sole”, quali sono state le sensazioni e le emozioni legate a questo spettacolo?

Questo spettacolo per me è una grande sfida: mi sento portavoce di un’eredità particolare, che alla luce di quello che è successo ha assunto dei toni molto più alti e struggenti. È uno spettacolo che parla di vita, di morte, di eternità, è qualcosa che alla luce di quello che è successo a Giorgio, assume anche dei toni più poetici! Vivo un po’ nel rimpianto ovviamente perché questo è uno spettacolo che era nato per essere portato avanti con Giorgio, ma anche nella gioia di poter realizzare una sua idea! È uno spettacolo che ha come protagonista una ragazza che per me è il simbolo di chi reagisce a modo proprio a un destino che è già stato prestabilito: si tratta di una ragazza che decide di andare contro corrente, io mi rivedo anche abbastanza nella protagonista, in questo suo essere diversa, anche nella tenerezza con cui lui guarda al passato senza lasciarsi imprigionare. Lo spettacolo è ambientato poche ore prima di un’esplosione enorme della materia solare che renderà la Terra una fornace, però gli scienziati hanno detto che una piccola parte della Terra probabilmente sarebbe libera da questa disgrazia. Tutta l’umanità decide di scappare e di trovare una ipotetica salvezza in una sorta di terra della speranza. La protagonista, Linda, è l’unica che decide di non andasene, cerca di rifugiarsi sulla cima di una collina, che era la collina dove si rifugiava sempre quando era piccola, un po’ il suo “posto delle fragole”, per dirlo alla Bergman, nei momenti di solitudine o malinconia. Linda, a 35 anni, decide di fare la stessa cosa: decide di aspettare l’esplosione del sole sulla collina, da sola, perché lei è sempre stata una donna sola, ha avuto molte delusioni nella sua vita e nel momento in cui attende questa esplosione ricorda, come flashback, tanti momenti della sua vita: da quelli divertenti a quelli tristi e canta per accogliere il buio che sta per arrivare, per sdrammatizzare questo momento così terribile. Lo spettacolo sembra uno spettacolo triste, ma non c’è mai disperazione: vive di un forte spirito di leggerezza e accoglienza di quello che sta succedendo La protagonista non è mai disperata, anzi molto serena nell’accettare quello che lei ha scelto di vivere, perché lei ha scelto di non scappare!

Sogni nel cassetto e progetti/speranze a breve termine?
Un sogno nel cassetto che si sta realizzando è un sogno radiofonico! Questo è un campo che non avevo ancora affrontato ed è un periodo in cui sento proprio l’esigenza di lavorare con la voce e di raccontare delle storie. Giorgio me ne ha dato la possibilità con questo spettacolo, potendole raccontare con la musica e con le parole, che è una sfida non da poco e molto bella, essendo due registri diversi… e adesso invece ho in ballo un progetto radiofonico, sempre nell’ambito di raccontare storie. Le sto già registrando adesso, ma da settembre andranno in onda in una radio nazionale, ma aspetto comunque a parlarne! Sarò in radio dal primo di settembre a raccontare di nuovo storie. Probabilmente vi stancherete, ma non vi libererete facilmente di me! » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
13 luglio 2015

Comments are closed.