“No OGM nell’agricoltura siciliana”: è stato presentato oggi all’Assemblea regionale siciliana il ddl del Movimento 5 stelle che “mette al riparo la Regione dagli appetiti delle multinazionali dell’OGM, e che valorizza il patrimonio costituito della bio diversità agroalimentare siciliana”. “Questo disegno di legge – ha dichiarato la deputata Angela Foti, prima firmataria del testo – è prima di tutto chiara espressione della volontà dei cittadini”.
“Infatti, i cittadini siciliani – ha aggiunto la parlamentare Foti, che aveva presentato in passato anche un atto ispettivo sull’utilizzo di OGM nelle colture di mais – affermano da sempre il loro categorico rifiuto nei confronti dell’utilizzo di OGM in agricoltura”. Proprio qualche giorno fa, è stato presentato a Expo 2015 il quinto rapporto “Gli italiani e l’agricoltura”. I numeri parlano chiaro, ben il 73% esprime la propria contrarietà all’utilizzo di organismi geneticamente modificati in agricoltura.
A supporto del ddl dei grillini all’Ars anche la normativa comunitaria che prevede la possibilità per gli Stati membri di adottare tutte le misure opportune per evitare la presenza involontaria di OGM e soprattutto, viene riconosciuta agli stessi la facoltà di escludere la coltivazione di organismi geneticamente modificati da vaste aree. Competenza della Regione Sicilia, in forza del suo Statuto, viene sottolineato in una nota dal gruppo M5s all’Ars, impedire responsabilmente i gravi danni che potrebbero scaturire dalla coesistenza di colture geneticamente modificate con le colture tradizionali.
Il testo, già depositato all’Ars prevede sanzioni da 50 mila a 500 mila euro per chiunque non rispetti il divieto di coltivazione con OGM. “Appare indispensabile e urgente, dunque, – ha aggiunto la deputata Foti – impedire che in una Regione destinata alla produzione di qualità vengano coltivati OGM, con il concreto pericolo che l’interazione tra le specie ridurrebbe irrimediabilmente il valore della specificità, creando un danno economico grave e concreto non solo agli agricoltori convenzionali e biologici, bensì a tutta l’economia regionale basata sui relativi prodotti”.
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