Ci sono alcuni film che probabilmente non entreranno nel novero dei capolavori assoluti della storia del cinema, ma che alla fine ti fanno stare meglio per un po’ e poiché non sono tra coloro che credono alla distinzione di film di serie A e film di serie B voglio dedicare il secondo appuntamento de “La Capsula del Tempo” ad una deliziosa commedia francese che mi ha regalato due ore di sorrisi e una piacevole sensazione finale.
Sto parlando di Quasi amici – Intouchables (Intouchables), film del 2011 diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano, un film che è ispirato alla storia vera di Philippe Pozzo di Borgo, ex patron dello champagne Pommery, paralizzato dal ‘93 (a 42 anni) dopo un volo in parapendio, e Abdel, il badante algerino assunto nel ’94.
La trama è molto semplice; dopo un incidente di parapendio che lo ha reso paraplegico, il ricco aristocratico Philippe assume Driss, ragazzo di periferia appena uscito dalla prigione – come badante personale. L’incontro tra questi due universi apparentemente inconciliabili genera una serie di situazioni a volte esilaranti, a volte malinconiche, a volte commoventi ma sempre in grado di far rendere conto ai due protagonisti che in fondo ognuno di noi ha sempre bisogno di appoggiarsi ad un altro anche quando sono due desperados intoccabili perché appartenenti a categorie tenute ai margini della società come i disabili o i ragazzi delle banlieue. Driss, abituato dalla vita a vivere di espedienti, scoprirà l’impegno di portare a fondo situazioni a volte spiacevoli, Philippe, forse indotto dalla sua condizione ad aspettare troppo e a rinunciare sarà contagiato dalla vitalità del suo originale badante a non continuare a vivere la propria esistenza da spettatore. A mio parere uno dei punti di forza di questa pellicola è di essere riusciti a trattare una storia difficile senza cadere nel pietismo o nella viscida compassione e, pur non approfondendo alcune delle tematiche sociali che si sfiorano, il film tratta il rapporto personale tra i due in maniera garbata ma allo stesso tempo realistica e divertente. Esemplare la frase di Philippe che dice: “È esattamente questo, quello che voglio: nessuna pietà. Spesso mi passa il telefono, sai perché? Perché si dimentica. È vero, non ha una particolare compassione per me, però è alto, robusto, ha due braccia, due gambe, un cervello che funziona, è in buona salute; allora di tutto il resto a questo punto, nel mio stato, come dici tu, da dove viene, che cosa ha fatto, io me ne frego”. E’ raccontato un rapporto tra due persone, non tra due stereotipi, con le loro particolarità e le loro debolezze e soprattutto con il loro bisogno di vivere.
Campione di incassi in Francia e in Germania, oltre che su una solida sceneggiatura, una buona colonna sonora la cui parte originale è composta dal bravissimo Ludovico Einaudi, il film deve molto del suo successo agli interpreti: François Cluzet e Omar Sy formano un duo comico affiatatissimo, che con la complicità di tutto il cast (tra cui spicca Anne Le Ny) costruisce questa favola vera che diventa commovente e divertente nella sua speciale quotidianità, nella sua normalità capace di toccare alcune corde profonde dell’animo umano. » Luigi Cellura
TW @LuigiCellura
16 ottobre 2013
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