“GO! Brasil è un viaggio che cerca di raccontare il Brasile da un altro punto di vista, che non è il solito Brasile degli stereotipi e di tutto quello che già si sa sul Brasile, ma si cerca di raccontare la Nazione attraverso il punto di vista di artisti, creativi, giovani, musicisti, che oggi sono i veri protagonisti del nuovo Brasile, del Brasile reale che è diventata una vera potenza economica” ci ha spiegato Alice Lizza, in onda su Rai 2 alle 16.30, con “GO!Brasil” che ha fatto conoscere il Brasile reale andando ben oltre le porte del Maracanã e ben distante dalle famosissime ballerine di Rio. Sono andate in onda già le seguenti puntate “GO! Amazonas” (mercoledì 25 giugno); “GO! Pernambuco” (giovedì 26 giugno); “GO! Gaucho” (venerdì 27 giugno); “GO! Paulista” (sabato 28 giugno); “GO! Cearà” (sabato 5 luglio) e l’appuntamento è per sabato 12 luglio con “GO! Carioca”.
Come ti sei approcciata alla cultura di un Paese così multiforme e sfaccettato?
Noi abbiamo cercato, in ogni Stato in cui siamo stati, di capire quali fossero le correnti musicali/artistiche e i personaggi più importanti. Per ogni Stato abbiamo identificato il genere musicale o i musei o le gallerie più importanti per cercare di capire anche quello che era più rappresentativo per la popolazione del luogo e anche i luoghi di riferimento che gli abitanti di ogni Stato hanno all’interno delle varie capitali. Quindi prima abbiamo fatto una ricerca più generale per poi soffermarci sui nomi di quelli che potevano essere dei protagonisti rappresentativi; ad esempio, nella puntata del 5 luglio c’è stato il Cearà, lì c’è una florida attività culturale in un luogo che si chiama Dragão do mar, lì abbiamo cercato i nomi di chi ha creato quel luogo, dei personaggi e degli artisti che lo animano, per cercare di raccontare tutta la scena artistica più importante del Cearà. Non è stato facile perché ogni Stato ha le proprie diversità, i propri spazi e ogni volta è stata un’immersione in un mondo diverso.
Com’è nato il sodalizio con Davide Starinieri, vista anche la vostra precedente esperienza con “GO! L’America fra la beat e la byte generation”?
Prima di tutto io e Davide siamo due amici, che inizialmente facevano due lavori vicini, ma non collaboravamo: lui era un fotografo e io facevo già servizi televisivi e i nostri mondi erano piuttosto distanti, finché ad un certo punto abbiamo pensato perché non provare a raccontare con l’occhio di Davide e con la mia esperienza nel fare interviste delle parti di mondo? E così è nata l’idea inizialmente dell’America perché forse era un viaggio più intuitivo e più semplice da fare: avevamo davanti due generazioni a cui eravamo legati entrambi per motivi di attaccamento alla beat generation come ideologia degli anni ’50 e come appartenenza alla byte generation perché nativi digitali. È stato un viaggio che ci ha fatto poi scoprire che on the road amavamo raccontare storie persone incontrate per caso o meno; è facile viaggiare insieme perché abbiamo le idee molto simili e ci completiamo a vicenda: abbiamo due ruoli che collaborano, ma al contempo sono anche l’opposto, quindi insieme siamo un team che funziona!
A proposito di “Italian dreams it better”: sogni nel cassetto per il futuro?
Per adesso, almeno per i prossimi anni, spero di continuare a viaggiare sempre per raccontare diverse parti del mondo con quest’occhio un po’ più attento a quelli che sono i personaggi e le realtà dei luoghi dove entriamo e continuare ad esplorare, mantenendo sempre la curiosità viva. Credo che questo sia il sacro fuoco che riesce a “spingere”, in qualsiasi mestiere: quando c’è la curiosità si può andare avanti! Mi auguro curiosità sempre, diciamo così! » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
8 luglio 2014
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