Niccolò Agliardi mi ha sempre ricordato un po’ Ulisse: polytropos, “dal multiforme ingegno”, versatile e innegabilmente talentuoso.
Basta dare un’occhiata alla sua pagina su Wikipedia per capire che non poteva fermarsi ad una sola Arte per comunicare quel che fa parte del suo mondo interiore, ma sicuramente molti lo conosceranno grazie al successo di Braccialetti Rossi, la serie tv andata in onda su RaiUno qualche mese fa.
Allo showcase di presentazione dell’album abbiamo avuto la possibilità di avvicinarlo per qualche domanda a proposito del suo nuovo album “Io non ho finito”, in uscita il 27 maggio.
Come è nato “Io non ho finito” e come si identifica questo tuo quarto album di inediti?
Prima un giornalista mi ha chiesto se ritenessi che questo fosse il quarto o il quinto album; secondo me è il quinto album perché “Braccialetti Rossi” a tutti gli effetti è stato un disco. Questo è il disco di oggi ed è ovvio che arriva dopo quel successo, dopo quella commozione e quel meraviglioso gioco di emotività che è stato Braccialetti Rossi, quindi per forza ne ha delle sembianze e delle radici.
Il percorso creativo cui hai fatto riferimento prima (durante lo showcase hai spiegato che l’album era pronto da due anni e che vi siete ritrovati sulle colline di Tortona a suonare) quali tappe ha seguito? Da cantautore con una band sei diventato il cantante di una band… come sono stati messi in moto i meccanismi nel periodo della genesi dell’album?
Innanzitutto ci svegliavamo presto al mattino, tutti i giorni eravamo in piedi alle otto (che per noi è presto!), facevamo colazione, eravamo arrivati lì ognuno con delle idee, le abbiamo assemblate e poi eravamo molto metodici! Alle una pranzo; chi non doveva arrangiare preparava il pasto; io quando non quadravano le parole mi ritiravo in fondo alla collina e scrivevo… che sembra molto bucolico, ma era semplicemente perché c’era troppo rumore, quindi non potevo essere concentrato altrimenti! Ci siamo molto divertiti, abbiamo molto litigato, ma credo che se non avessimo discusso e non ci fossimo accesi così tanto oggi non saremmo così felici di stare insieme.
Come annoveri l’esperienza di Braccialetti Rossi, adesso a distanza di un po’ di tempo, dopo che si sono asciugate le lacrime sia di commozione che di gioia e cosa ti porterai dietro?
Quello che porto dietro è una delle cose più lievi e più profonde che mi siano capitate di vivere e questo mi porta a vivere (scusa se cambio discorso, ma è molto importante!) questa esperienza del mio disco con una leggerezza che non avrei avuto probabilmente prima! Sono veramente grato a Braccialetti Rossi, perché mi porta a raccontare questo disco con un entusiasmo e un desiderio di farvelo ascoltare altissimi. In questo periodo è difficile che qualcuno abbia voglia di ascoltare dischi, sembra un controsenso, ma è difficilissimo. Il fatto che qualcuno ascolterà il mio disco è anche grazie a Braccialetti Rossi, quindi non posso che essere grato di aver vissuto questa esperienza! » Chiara Colasanti
TW @lady_iron
26 maggio 2014
Foto: Francesca Arruzzo
Comments are closed.