Con il giuramento appena avvenuto alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è nato il Governo a firma Matteo Renzi.
Un Governo di sinistra. Sembrerebbe scontato vista la provienenza politica del premier. Ma non era detto, ed è la critica che più spesso si fa a Renzi.
Dal punto di vista comunicativo il neo premier ha studiato come ridurre al minimo, almeno per oggi, la rigidità del cerimoniale. E’ arrivato con la famiglia ed ha fatto in modo che durante il giuramento ci fosse un clima molto sereno e divertente. Affida anche ad un tweet le emozioni del momento “Compito tosto e difficile. Ma siamo l’Italia, ce la faremo. Un impegno: rimanere noi stessi, liberi e semplici”.
Per quanto riguarda l’aspetto più strettamente politico il colpo d’occhio dei ministri schierati è forte sia dal punto di vista generazionale che di genere, inoltre, 11 ministri su 16 sono di prima nomina.
A differenza degli ultimi due Governi, quello Monti che era tutto formato da tecnici e quello Letta che è stato un Governo metà tecnico e metà politico, quello formato da Matteo Renzi è un Governo politico.
E d’altronde Renzi ha dalla sua parte un potere contrattuale non irrilevante essendo segretario del Pd.
Questo è anche un Governo più dichiaratamente di sinistra, come non si vedeva da tempo, partendo dai tecnici ed arrivando ad una nuova generazione del Pd che si mette alla prova. I ministri scelti da Renzi fanno tutti parte del gruppo dirigente del Pd e la scelta della Mogherini, ex responsabile esteri del Partito Democratico, al posto della Bonino donna delle fila Radicali è un segnale forte. Anche in questa scelta si è visto il potere contrattuale politico di Renzi.
Per quanto riguarda la scelta di Padoan, ministro “imposto” da Napolitano, è giusto sottolineare come al suo profilo di tecnico non è possibile dissociare il suo rapporto con la sinistra italiana ed in particolare con D’Alema.
Una squadra più snella, giovane e di sinistra. Certo, il trio Alfano-Lupi-Lorenzin, rovina un pò la “festa” dei giovani democratici ma nessun altro avrebbe trovato un’alternativa a questo accordo Pd-Ncd.
Una sinistra che nel giro di qualche mese è stata capace di un forte rinnovamento, nelle figure apicali, non con pochi scontri e crisi, ma che si poggia su giovani leader che in questi anni si sono formati dentro il Pd, questa è una differenza di fondo e che sottolinea la lungimiranza (nonostante gli scontri interni) del Partito Democratico rispetto alla destra.
Dal punto di vista umano e del comportamento nei confronti di Letta non è stato sicuramente “romantico” come Renzi è arrivato al Governo (molto significative le espressioni di Letta e Renzi enlla cerimonia del passaggio della “campana”). Ma certamente Letta ha visto affievolire i suoi estimatori all’interno del Pd in questi ultimi mesi non creandosi, tuttavia, nemici, cosa che potrà essere a suo favoro nella “spartizione” degli incarichi che il Governo dovrà decidere per il semestre europeo vista la sua esperienza internazionale.
Adesso attendiamo il Governo alla prova dei fatti, sia perchè Renzi perderebbe la faccia, ma soprattutto perchè il Paese reale è sull’orlo del baratro.
» Giuseppe La Rocca
TW @giularo
22 febbraio 2014
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