“Non usciremo mai dal circolo vizioso dell’emergenza senza un intervento di prevenzione pianificato e organizzato nel breve, nel medio e nel lungo termine”. Lo ha detto Marco Causi, parlamentare del Partito Democratico, al question time alla Camera dei deputati sulla frana di San Fratello.
“È uno stillicidio – continua Causi – l’altro ieri San Fratello, ieri in Calabria: la Protezione Civile serve, c’e’ urgenza non solo di interventi di emergenza, ma di un vero piano ben strutturato che nasca da un forte accordo fra Stato e regioni e che dia un ruolo ai Comuni”.
“Le conseguenze dei fenomeni atmosferici, anche in questi casi, sono stati acuiti e amplificati da una gestione dissennata dei suoli e dei bacini idrografici e dall’assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale”.
Secondo la Coldiretti otto comuni su dieci (l’84%) della provincia di Messina si troverebbe su un territorio considerato a rischio per frane ed alluvioni. Sarebbe l’effetto della cementificazione che ha sottratto terreni fertili all’agricoltura. La Regione Sicilina ha dichiarato lo stato di calamità per un elenco lunghissimo di comuni delle provincie di Messina e Palermo, questo più di ogni altro dato rappresenta il fallimento del governo del territorio. Mentre si continuano a chiedere poteri straordinari c’è un’assenza colpevole di misure ordinarie. Che continuano a rendere il territorio sempre più a rischio. In Sicilia sarebbero 300 i comuni a rischio idrogeologico “molto elevato” circa 8 su 10, per un totale di 2.030 chilometri quadrati. Per il capo servizio idrogeologico della Protezione civile, in Sicilia “Negli ultimi due mesi le zone a rischio si sono decuplicate”.
Il 69,7% dei comuni siciliani ricade in aree ad alto rischio idrogeologico. Intere popolazioni, vaste aree dell’isola sarebbero in balia delle condizioni meteo.
Per Marco Causi “Si tratta ormai di una emergenza permanente sono necessari piani ed azioni di intervento che stabiliscano priorità ed interventi senza bisogno di aspettare altre tragedie”. In Sicilia, fra il 1998 ed il 2003, sarebbero stati necessari interventi per 1,8 miliardi, sono stati realizzati interventi soltanto per 50 milioni. “All’indomani della tragedia di Giampilieri, il Ministro Prestigiacomo affermò alla Camera dei deputati che le risorse stanziate per la difesa del suolo «sono assolutamente insufficienti e vengono polverizzate; ai comuni arrivano pochi spiccioli che non servono a realizzare gli interventi necessari», adesso chiediamo al Governo di rispettare quegli impegni: di varare un piano per la difesa del suolo che possa contare su risorse adeguate”. Secondo alcune stime sarebbero 44 i miliardi euro necessari per mettere in sicurezza tutto il territorio nazionale. L’Associazione nazionale bonifiche ed irrigazione (Anbi), ha presentato un piano pluriennale contro il rischio idrogeologico, che girerà alle istituzioni governative e locali, che prevede investimenti per oltre quattro miliardi di interventi immediatamente cantierabili, di competenza dei consorzi di bonifica.
“Gran parte delle risorse che sarebbero indispensabili per una seria e, anche questa, urgente politica del territorio – ha detto Marco Causi nell’illustrare l’interpellanza del Pd – vengono dirottate verso altre opere faraoniche, non sempre così indispensabili e prioritarie come si vorrebbe far credere, che vengono progettate a pochi chilometri da Giampilieri e da San Fratello”. “È paradossale – aggiunge il deputato Pd – che proprio pochi giorni fa, a pochi chilometri da Giampilieri e San Fratello, si sia glorificato il Ponte sullo Stretto che costerà 6,3 miliardi di euro mentre per la prevenzione del rischio idrogeologico si prevede di spendere soltanto un miliardo di euro per tutto il territorio nazionale, quando le risorse necessarie sono molte di più”.